Per mesi, alcuni per anni, hanno vissuto nella Casa Albergo, che ora il Comune vuole liberare dopo un contenzioso con il gestore, la Fondazione VVVincent onlus, e dopo la dichiarazione di inagibilità per mancanza di una certificazione antincendio. Gioacchino ha lavorato alle Poste 32 anni e nel ‘94 è andato in pensione. Un’entrata dignitosa, diventata non più sufficiente col passaggio all’euro. "Settecento euro al mese, pagandone 400 di affitto. In 18 mesi ho perso 2 persone care. Ho resistito 5 anni, poi non ce l’ho fatta più. Non mi vergogno a dire che ho tentato il suicidio: 6 giorni in coma e 60 giorni in Neurologia"". È il dottore a contattare gli assistenti sociali. "Loro mi hanno mandato alla Casa Albergo. Giorni fa mi hanno convocato per dirmi che dovrò andar via: a 78 anni mi hanno proposto di andare in una Rsa. Ho risposto di vergognarsi. Poi mi hanno richiamato per offrirmi un’altra soluzione inaccettabile: dopo 53 anni a Sesto dovrei andare in una casa famiglia ad Affori. Ho fatto domanda di casa popolare 6 volte e non sono mai stato considerato. Devo ringraziare Casa Albergo". Antonella vive nella struttura di via Fogagnolo da un anno e mezzo dopo la separazione. Ha 2 figli, il secondo con lieve disabilità. "Non so cosa sarà di noi. Ho partecipato a qualsiasi bando senza mai entrare in graduatoria. L’ultima volta l’assistente sociale mi ha detto di partecipare per servizi abitativi transitori. Ma se ci sono solo 6 case a disposizione, quale concretezza ha la proposta?". Adriano da 17 è a Sesto e ha un figlio 15enne.
"Ho sempre lavorato, poi ho avuto uno sfratto e sono finito qui. Viviamo in 3 in una stanza di 10 metri quadri con bagno e cucina in comune con gli altri inquilini". Jennifer Miranda ha 2 figli di 13 e 15 anni. "Sono arrivata in Italia un anno fa. Necessito di una sistemazione: non posso andare per strada". L’avvocato Gianluigi Montalto, che tutela queste persone, sta quotidianamente presentando domande di residenza. "Per l’Amministrazione i sestesi sono 30-40 su oltre 100 ospiti, per noi fa fede invece il principio di domicilio. È stata interessata l’assistenza sociale del Comune di Milano, dove la situazione è anche peggio e propongono case condivise con altre 10 persone".
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