SIMONA BALLATORE
Cronaca

Carriere alias a scuola, mamma Annamaria: "Non vanno abolite. Mio figlio ora è felice"

Milano, il racconto di una madre, il percorso di genere e lo stop chiesto da FdI: "Io ho detto addio a una 15enne e ho abbracciato Alessandro. I compagni hanno capito la transizione. E lui si sente amato"

Annamaria Fisichella

Annamaria Fisichella

«Ale non è spaventato. E neppure io. Siamo solo arrabbiati. Ma ogni giorno si aggiunge una scuola all’elenco di quelle che attivano la carriera alias: non si può fermare tutto questo". Annamaria Fisichella è la mamma di Alessandro, uno degli studenti in transizione di genere che ha chiesto e ottenuto il cambio di nome sul registro elettronico all’Educantado statale Setti Carraro di Milano. Il nome lo ha scelto lui: da piccolo era fan di Alessandro Magno. Annamaria ha "detto addio a una figlia per abbracciare un figlio".

Com’è cominciato tutto?

"Aveva 15 anni quando ha fatto coming out. Non è stato semplice: è doloroso non riconoscersi nel proprio corpo che cambia. Mi ha detto che avrebbe voluto essere riconosciuto anche a scuola per la persona che è. Ancora non sapevo si chiamasse carriera alias: sapevo del doppio libretto all’università, ho portato le sue istanze al rettore".

E come sono state accolte?

"Era gennaio, frequentava la seconda. Ci è voluto un annetto. Ho studiato io, ha studiato la scuola. Grazie all’attività delle associazioni come Agedo, di cui ora sono vicepresidente, e forse anche “grazie“ alle polemiche, ora conoscono tutti la carriera alias".

Cos’ha significato per lui?

"Tantissimo. Ne ha parlato subito con i compagni: dopo pochi giorni era per tutti Alessandro. La carriera alias è un accordo privato, nel regolamento di una scuola, per fare stare meglio dei ragazzi minori, protetti nella loro peculiarità: sono accompagnati per mano dai loro genitori, che si assumono la responsabilità. Non produce cambiamento ufficialmente, non c’è alcuna prevaricazione della legge. Il nome alias è connesso al nome anagrafico anche se non compare. Se un ragazzo sta bene con sé stesso dà il meglio".

Cosa ne pensa della mozione ripresentata in Regione?

"Non hanno preparazione in merito, la mozione di Fratelli d’Italia e la lettera inviata ai presidi si trasformerà in un boomerang. Io sono una semplice mamma che ha studiato la materia. A chi è in Regione dico questo: venite a parlare con noi, vi racconto la storia di mio figlio da quando aveva due anni. Venitemi a dire che si è fatto influenzare dalle mode. Pensate che per me sia stato facile? Avevo 54 anni, è stata una bomba in casa. E sono l’emblema della famiglia tradizionale: eterosessuale, sposata da 34 anni con lo stesso marito, con il quale ho tre figli. Ma abbiamo creduto a mio figlio, abbiamo studiato, abbiamo imparato da lui e aperto la mente. Non sono mamma coraggio, ho solo fatto la mamma".

Nella mozione si dice che si rischia «confusione».

"Si inventano fantasie per seminare diffidenza, paura. I nostri figli sono ragazzi e ragazze normali, che se studiano prendono 8, se vanno male 4. Quando tutto è cominciato nella scuola di mio figlio c’era solo lui con la carriera alias. Ora è in quinta e c’è ancora solo lui, non abbiamo fatto diventare transgender 35 persone. L’identità di genere si forma nei primi anni di vita. Mi sembra banale dover confutare certe cose nel 2023: stiamo parlando del sesso degli angeli. Le persone trans sono sempre esistite, sono solo più libere di dirlo, lo fanno prima e mortificano meno anni della loro vita. Prima erano ghettizzati, ora sono sostenuti da una comunità".

Suo figlio è mai stato vittima di episodi di bullismo?

"Mai, è amatissimo a scuola. Se metti una persona nelle condizioni di vivere meglio non è costretta a giustificarsi di continuo. I compagni sono contenti di vedere che la loro scuola è inclusiva e fa bene anche a chi è meno aperto: diminuiscono omofobia e bullismo"

Se dovessero “cancellare“ la carriera alias, che impatto potrebbe avere sui ragazzi che l’hanno avviata da anni?

"Mio figlio è forte, ma ci sono anche persone con altri vissuti, famiglie più fragili, meno presenti. Molti di loro lascerebbero la scuola e interromperebbero gli studi. Tornare indietro non si può. La paura è che questa polemica faccia da deterrente e freni le scuole che avevano avviato il dibattito e si sentano nell’occhio del ciclone. Ma proprio oggi sono arrivate altre adesioni a Milano e forse è anche una risposta. Stiamo sprecando tante energie per un accordino privato all’interno di una scuola, che semplifica la vita ai ragazzi e non nuoce a nessuno, quando dovremmo lottare per avere altri diritti. Ce la stiamo prendendo con adolescenti che fanno parte di una minoranza. Cosa ci può essere di più ingiusto?".