Una città sì difficile da vivere, ma che ti dà la possibilità di raggiungere l’eccellenza. Una città che costa tanto, come nessuna in Italia, ma che ti consente di confrontarti con il resto d’Europa e di provare a ridurre la distanza che separa l’Italia da Paesi come Germania, Olanda e Svizzera. Così vede Milano la ricercatrice Maria Gessica Ciulla, 34 anni: origini siciliane, si è laureata all’Università di Urbino e sempre nell’ateneo marchigiano ha conseguito nel 2017 il dottorato in Scienze chimiche e farmaceutiche; poi l’esperienza come "Visiting PhD student" al Max Planck Institute di Dortmund, i due anni al centro di Nanomedicina e Ingegneria dei tessuti del Niguarda e da gennaio 2023 il nuovo incarico al Dipartimento di Chimica dell’Università Statale, con una specializzazione nel campo della resistenza ai farmaci.
Dottoressa Ciulla, com’è vivere a Milano per una ricercatrice?
"È sicuramente impegnativa da vivere per l’affitto: se consideriamo che lo stipendio mensile va dai 1.500 ai 1.800 euro, spesso capita che persone di oltre trent’anni come me siano ancora costrette a condividere l’appartamento con altri. Senza dimenticare gli spostamenti: il nostro lavoro non ha orari d’ufficio classici, tanto dipende da quello che stai facendo in quel momento. In sintesi: sai quando entri e non sai quando esci".
Milano è una citta per ricercatori?
"È certamente il posto in Italia che offre di più sia come strutture sia come posizioni lavorative, anche se resta lontana da altre città europee all’avanguardia. D’altro canto, ci sono anche tante fondazioni che puntano sui ricercatori".
C’è un gender gap anche nel mondo della ricerca?
"Purtroppo sì, ci sono ancora pochissimi fondi destinati solo alle ricercatrici".
Il Pnrr ha cambiato qualcosa in meglio?
"Sono arrivati dei fondi, non abbastanza. Bisognerebbe attuare un cambio deciso: i fondi dovrebbero essere gestiti individualmente, con prospettive temporali che superino la logica dei pochi mesi e che vadano nell’ottica della stabilizzazione dei precari".
Per un ricercatore è difficile restare nel pubblico?
"Il rischio è che dopo dieci anni si decida di ripiegare su lavori meno gratificanti e meno qualificanti, ma io credo ancora in una città come Milano e nelle opportunità che offre alle persone competenti e preparate".
Nicola Palma