GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Caregiver, un diritto non riconosciuto dallo Stato

Caregiver spesso non considerati, nonostante sostituiscano lo Stato nell'assistenza delle persone non autosufficienti. Elena, 64 anni, ha fatto domanda al Comune per beneficiare della misura B2 ma non è stato possibile, almeno per ora. Un diritto che lei e tante altre famiglie potrebbero ricevere solo a novembre inoltrato.

di Giambattista Anastasio

"La verità è che la parola caregiver esiste soltanto sulla carta. Nella realtà di tutti i giorni, in ogni aspetto della quotidianità, noi caregiver continuiamo a non essere considerati sebbene ci sostituiamo allo Stato, copriamo il vuoto lasciato dalle istituzioni nel sistema di assistenza delle persone non autosufficienti". Parole di Elena, 64 anni. Lei è tra coloro che hanno fatto domanda al Comune di beneficiare della misura B2 e si sono visti rispondere che la richiesta è ammissibile ma non finanziabile, almeno per ora. Dettro altrimenti, Elena ha diritto alla misura ma il Comune non ha i soldi per consentirle di beneficiarne. Ne ha diritto perché assiste tutti i giorni suo figlio, 27 anni, autistico a basso funzionamento, non verbale, con un ritardo mentale. Lo assiste da sola: Elena, infatti, è separata. E per assisterlo ha dovuto fare una scelta di vita comune alla stragrande maggioranza dei caregiver ma nella quale in pochi riescono ad immedesimarsi davvero, a meno che non siano a loro volta caregiver: laureata in Economia e Commercio, ha dovuto infine optare per il lavoro part time.

In ragione del contesto, Elena, nel fare domanda per la B2, ha chiesto di ricevere, per l’esattezza, l’assegno mensile da 400 euro riconosciuto proprio a chi, come lei, assiste tutti i giorni una persona non autosufficiente. L’assegno destinato a chi, come lei, è un caregiver. "Io lo sono già dal 2016 – fa presente Elena – e finora non mi era mai capitato che la domanda per la B2 non venisse finanziata. Fa rabbia tutto questo. E fa rabbia per più motivi. Innanzitutto perché io, finché ho potuto, ho fatto tutto con le mie sole forze, con i miei soldi e miei risparmi, senza pesare sullo Stato, sebbene un caregiver copra i buchi lasciati proprio dalle istituzioni nella rete di assistenza". Ma c’è dell’altro nell’amarezza di questa madre, di questa lavoratrice, di questa caregiver: "Fa rabbia – prosegue Elena – perché i criteri stabiliti dal Comune per formare il punteggio in base al quale stilare la graduatoria sembrano penalizzare proprio noi caregiver. Che togliessero del tutto ogni riferimento alla parola “caregiver“ dai moduli e dalle carte. Questa era l’unica misura concreta sulla quale sapevamo di poter contare, ora è venuta meno". Inevitabile pensare già a come far fronte alle incombenze della quotidianità nel caso in cui la richiesta di B2 non venisse esaudta dall’amministrazione comunale neppure in sede di graduatoria definitiva: "Quest’anno le vacanze, io e mio figlio, le faremo insieme. Di solito lui fa un periodo di vacanza con gli operatori, ma questa volta non credo sarà possibile". Solo il primo accorgimento, questo, che Elena, e con lei tante altre famiglie, dovranno prendere nell’attesa che venga loro riconosciuto, forse già quest’estate, forse solo a novembre inoltrato, un diritto che pure avrebbero già.