San Vittore, donna incinta di due gemelli: ma in carcere non c’è un ginecologo

Le condizioni delle donne nella struttura restano precarie, nonostante a luglio un’altra detenuta abbia perso suo figlio mentre era in arresto

Immagine d'archivio

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Sta affrontando una gravidanza in carcere senza il supporto di un ginecologo, né di strutture adeguate. È la situazione in cui si trova una donna incinta di due gemelli, attualmente in attesa di giudizio nel carcere San Vittore di Milano. Questo caso, segnalato dall’associazione a tutela dei detenuti Antigone, è solo uno dei molti registrati nell’ultimo anno.

A luglio, sempre a San Vittore, un’altra donna aveva perso il bambino dopo essersi sentita male in carcere, dove era arrivata in esecuzione di un ordine di arresto: il neonato era morto in ospedale appena dopo il ricovero d’urgenza. Uno dei problemi principali è che nel carcere non c’è alcun ginecologo, nonostante ospiti circa 76 detenute.

“Milano rappresenta un'anomalia in Italia, e continua a prevedere l'invio in carcere per donne in gravidanza, mettendo a rischio la loro salute e quella del bambino, proprio perché le strutture non sono adeguate per questo tipo di presa in carico”, dice Valeria Verdolini, presidente della sede lombarda di Antigone.

La detenuta ha ricevuto un'ordinanza di custodia cautelare presso l'Istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam), una forma che non prevede la copertura sanitaria per 24 ore. È per questo che è stata poi collocata nella casa circondariale milanese dove, tuttavia, non è presente un ginecologo.

Secondo l’associazione Antigone, il problema sta proprio nelle regole stabilite dalla Procura di Milano. Prima del 2016, si è cercato di evitare “l'ingresso in carcere alle donne incinte o con prole di età inferiore ad un anno”. Dal 30 maggio 2022, la Procura ha modificato questo indirizzo e oggi, afferma Antigone, “le forze dell'ordine sono obbligate, in presenza di un ordine di esecuzione, ad accompagnare queste persone in carcere in attesa che il magistrato di sorveglianza prenda atto delle condizioni che ne impediscono la permanenza”.

Negli ultimi mesi, le condizioni del carcere sono finite sulle cronache a causa dell’alto numero di suicidi che si sono verificati, tra cui quelli di due giovani di 21 e 24 anni che si sono tolti la vita a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro.  

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