ANNA GIORGI
Cronaca

Capolavoro brutalista Marchiondi L’ex riformatorio rivive con il design

Il costo del recupero si aggira sui 45 milioni, ma i fondi dovrebbero arrivare presto dal Pnrr . Il progetto finale prevede uno studentato per le università che hanno favoltà di arte e architettura.

Capolavoro brutalista Marchiondi L’ex riformatorio rivive con il design

di Anna Giorgi

Una delle più interessanti novità di questa edizione della design week è senza alcun dubbio la possibilità di visitare il capolavoro dell’architettura brutalista Marchiondi Spagliardi, a Baggio. Un pezzo di storia di Milano il cui modellino è esposto al Moma, e che presto potrebbe tornare a rivivere integrandosi con il quartiere. Lo stato dei lavori, in attesa dei fondi del Pnrr lo racconta la vicesindaco Anna Scavuzzo: "A gennaio ci hanno chiesto una integrazione documentale del piano presentato per avere la possibilità economica di realizzare il progetto di recupero. I costi complessivi del progetto si stimano intorno ai 45 milioni, un costo importante - spiega - non sappiamo ancora quanto in percentuale ci arriverà dal Pnrr e quanto dalla legge 338 sugli studentati". Perché l’edificio dovrebbe trovare ora nuova vita proprio come residenza per studenti universitari e giovani artisti, grazie ai finanziamenti statali e ai fondi del Pnrr. Intanto l’ex riformatorio brutalista sarà visitabile fino a domani. L’edificio, per il Fuorisalone, ospita "Reforming Future". Il Politcenico ha organizzato visite guidate. All’interno del complesso saranno visibili alcuni progetti di recupero ideati dagli studenti del corso magistrale di Michele De Lucchi e Andrea Branzi, alla Scuola del Design del Politecnico.

La struttura ospitò il riformatorio per giovani “difficili“ e venne costruito negli anni Cinquanta dall’architetto Vittoriano Viganò. L’istituto era composto da sette moduli edilizi che ospitavano gli uffici, la direzione, il convitto, l’area docenti, la foresteria, il centro scolastico, gli spazi per la socializzazione e gli alloggi per gruppi di dodici ragazzi. L’architetto non progettò un riformatorio, ma una “scuola di vita”, aveva abolito le sbarre e imposto agli ospiti un contesto civile, strutturato su spazi che favorivano una socializzazione democratica.

A caratterizzare la struttura sono la collocazione in un ampio lotto-giardino e la finalità pedagogica. Quando chiusero i riformatori negli anni 70, l’istituto fu abbandonato, negli anni successivi fu posto un vincolo architettonico che ha pesanto sulla burocrazia e sui costi del recupero. Fallirono anche i vari interventi di restyling che avrebbero avuto costi altissimi.

Risale tuttavia al 2022 l’approvazione di una delibera da parte della Giunta sul progetto di riqualificazione “Life from Art” proposto dalla Fondazione Collegio delle università milanesi che guida l’iter per ottener i fondi. La struttura, seppur rovinata dal tempo e dall’incuria, emana una grande forza vitale ed esalta l’uso del cemento armato a vista per le imponenti strutture e i pilastri della facciata.

Nel progetto ultimato dialogherà con tutto il resto del quartiere facendo da leva per il recupero dell’intera zona.