MIlano – In tre sono arrivati dalla provincia di Biella: sono due minorenni egiziani di 16 e 17 anni e un diciannovenne egiziano. Un ventenne egiziano, con precedenti per reati contro il patrimonio, è residente in provincia di Como, mentre un diciottenne è nato e vive a Brescia insieme ai genitori nordafricani; e poi ci sono un trentatreenne guineano domiciliato a Varese e un ventenne tunisino residente in provincia di Parma. Ecco i profili di alcuni dei ragazzi identificati dagli agenti della Squadra mobile e dai carabinieri del Nucleo informativo per i fatti avvenuti la notte di Capodanno in piazza Duomo.
In realtà, non è accaduto granché, specie se prendiamo come esempio gli anni scorsi, ma un paio di video diventati virali nelle prime ore del 2025 hanno scatenato le reazioni indignate di diversi esponenti del centrodestra di governo e spinto il Viminale a sollecitare la caccia ai presunti responsabili. Le indagini di Questura e Comando provinciale dell’Arma, che hanno generato informative già arrivate sul tavolo del procuratore capo Marcello Viola e del pm Enrico Pavone, si sono concentrate sull’analisi dei fotogrammi finiti sui social, con l’obiettivo di capire chi fossero autori e protagonisti. Lo scenario che fa da sfondo è sempre l’area attorno al monumento equestre di Vittorio Emanuele II, scalato da decine di persone la sera di San Silvestro nonostante fosse transennato così come il sagrato della Cattedrale e l’albero di Natale.
Tra le bandiere di Tunisia, Egitto e squadre marocchine di calcio, un ventenne tunisino inizia a riprendere quello che lo circonda: nell’inquadratura compaiono un giovane col volto coperto da passamontagna (a cui sarà complicatissimo associare un nome) e un ventunenne nato a Milano da madre italiana e padre straniero (e identificato col sistema Sari del riconoscimento facciale), che urlano “Vaffa... Italia” e “Polizia m.” rinforzando il concetto con un dito medio e l’espressione francese “fils de pute”.
In quei minuti, gli investigatori in borghese della Mobile si avvicinano al basamento e controllano alcuni dei ragazzi scesi dalla statua: è una verifica preventiva (in quel momento non sanno del video), nel caso dovessero emergere in un secondo momento scritte o danneggiamenti al monumento. In due fasi, vengono intercettati in sette: tra loro ci sono due minorenni egiziani e cinque tunisini, di cui i due più giovani (diciottenni) spunteranno poi nel filmato virale, accanto a coloro che insultavano a favor di telecamera. A valle degli accertamenti, tre tunisini, un diciannovenne e due ventiduenni, vengono allontanati dalla “zona rossa” – istituita il giorno prima dal prefetto Claudio Sgaraglia – perché molesti nei confronti di altri frequentatori della piazza e con precedenti di polizia.
Di più: uno dei ventiduenni, irregolare, finisce al Cpr di via Corelli; oggi il giudice di pace valuterà se convalidare sia quel provvedimento che uno identico notificato a un altro tunisino, di 23 anni, fermato sempre in piazza Duomo dalla Mobile. Finita? No, perché l’attenzione degli inquirenti si concentra pure su altri fotogrammi, immortalati da un trentatreenne guineano domiciliato a Varese: in una sorta di intervista, il tiktoker dialoga con un diciottenne, nato a Brescia da genitori nordafricani e con precedenti per reati contro il patrimonio, che afferma che è “peccato” festeggiare il Capodanno e recita una preghiera islamica (“Allah è unico, non è stato generato, nessuno è uguale a lui”) per poi esclamare insieme ad altri “Rendete gloria ad Allah, Allah Akbar”. Pure loro sono stati deferiti all’autorità giudiziaria.