"Cantiere infinito in via Comacchio" Lavori fermi, reti e finestre murate

Nel 2015 allontanati gli abusivi dal palazzo popolare. Aler: Impresa fallita, gli interventi ripartiranno in autunno

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di Marianna Vazzana

Il cancello è sempre aperto. La vecchia portineria è inutilizzata, biglietto da visita del cantiere infinito nel caseggiato Aler di via Comacchio 4 al quartiere Corvetto con palazzine di 3 e 4 piani. "L’ala di sinistra è abbandonata", segnalano i dirimpettai della porzione riqualificata, spalleggiati da numerosi abitanti della zona che non ne possono più di vedere "questo palazzone rimasto con il restyling a metà". Le finestre dei piani bassi murate per evitare intrusioni, transenne in giardino, "dove crescono solo erbacce e fiorisce la spazzatura buttata da incivili: c’è di tutto, pure materassi", tuonano gli inquilini. E pensare che, secondo i programmi, i lavori si sarebbero dovuti concludere entro il 2016: via libera al cantiere dopo il maxi sgombero del 19 agosto 2015; blitz delle forze dell’ordine per liberare quello che allora era l’unico caseggiato della città occupato al 100 per cento. Negli alloggi abitavano 56 famiglie irregolari, in maggioranza sudamericane ma anche marocchine ed egiziane. I lavori di restyling erano già partiti anni prima, grazie al Contratto di quartiere Mazzini, ma l’impresa che se ne occupava è fallita e tutto era già rimasto abbandonato una prima volta: così famiglie senza casa ne avevano approfittato, invadendo gli alloggi rimasti vuoti dopo i trasferimenti degli inquilini regolari. In poco tempo le scale si erano riempite di occupazioni, con allacciamenti fai-da-te alla corrente a corredo. Ora, a 7 anni di distanza dallo sgombero, solo la porzione di destra del caseggiato è stata ultimata: quattro scale con alloggi riqualificati e abitati già dal 2017. Mentre la parte di sinistra è ancora incompiuta: il copione si è ripetuto.

"Le case ai piani bassi erano diventate rifugio di sbandati, disperati e spacciatori, a poco a poco allontanati. Poi le finestre sono state murate – racconta Angelica Dittrich, tra gli abitanti –. Il cancello è sempre aperto e l’area di fronte alla portineria è accessibile: potrebbe nascondersi chiunque, nel buio. Sarà un anno che non vedo più un operaio". Teodolinda Ghezzi aggiunge: "Vivo in uno degli alloggi nuovi e mi trovo bene. Però l’Aler dovrebbe accelerare i tempi per la sistemazione dell’altra metà del caseggiato: è troppo degradato e si sta deteriorando". Sul cartello appeso si legge che la consegna dei lavori per il "completamento dell’intervento di ristrutturazione edilizia, recupero abitativo di sottotetti e spazi non residenziali", risale al 9 febbraio 2021 e che l’ultimazione dei lavori sarebbe avvenuta il 9 ottobre 2021. "Solo sulla carta", sospirano gli abitanti. Dall’Aler arrivano buone notizie: l’impresa, fanno sapere gli uffici, è fallita in corso d’opera ed è stato necessario individuarne una seconda, a norma di legge. Entro fine mese dovrà accettare o meno l’incarico. Quindi, se tutto filerà liscio, il cantiere ripartirà in autunno.

"Non vediamo l’ora", commenta la dottoressa Jonica Corbetta, dell’Antica Farmacia dell’Abbazia di Chiaravalle, unica luce in mezzo all’abbandono, nei locali del palazzo affacciati su strada, dal lato di piazzale Ferrara. "Siamo nella zona da quasi 100 anni. Vorremmo che questo palazzo, dove ora siamo gli unici, si riempisse di vita".

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