L’oggetto di studio è un programma nutrizionale di restrizione calorica ciclica, applicato all’Istituto nazionale dei tumori dal 2016 a oltre 250 malate soprattutto di tumore al seno, dimostrando "che è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo ma anche del sistema immunitario, “potenziando” le cellule" di difesa "con attività antitumorale", ricorda Filippo de Braud (in foto), direttore del dipartimento di Oncologia ed ematologia. L’Int coordinerà lo studio multicentrico randomizzato "Breakfast 2", che per due anni coinvolgerà 12 centri in Italia e circa 150 donne con tumore al seno "triplo negativo": il più aggressivo e ad alta recidiva, riguarda il 10-15% dei casi ed è chiamato così perché non esprime né recettori ormonali né l’oncoproteina HER2 da usare come bersagli per i trattamenti antitumorali; negli stadi precoci (II e III) le pazienti fanno la chemio-immunoterapia prima dell’intervento.
Delle 150 arruolate, tra i 18 e i 75 anni, candidate a uno schema di quattro chemioterapici e un immunoterapico, metà seguirà la restrizione calorica ciclica (cinque giorni ogni tre settimane), l’altra metà un’alimentazione comunque sana e consigliata dalle società scientifiche; tutte saranno in contatto con i nutrizionisti e gli oncologi dell’Int attraverso un’app. Lo scopo è valutare l’impatto della restrizione calorica ciclica sull’attività antitumorale della chemio-immunoterapia; la novità, spiega il direttore scientifico dell’Int Giovanni Apolone, è avere "un braccio di controllo" (la metà di donne che seguirà un’altra dieta). "Un Irccs come il nostro - chiosa il presidente Gustavo Galmozzi - non può non avere un filone di ricerca sul ruolo degli stili di vita e dell’alimentazione". Gi. Bo.