ANDREA GIANNI
Cronaca

Camaieu fallisce, senza stipendio da novembre: "Licenziateci, almeno avremo la Naspi"

I circa 246 dipendenti della catena non ricevono soldi da un mese. Settore dell’abbigliamento di fronte al baratro

Una manifestazione delle commesse della catena francese Kidiliz

Milano, 13 dicembre 2020 - Negozi chiusi dal 30 luglio, la proprietà francese se ne è andata dall’Italia lasciando una "scatola vuota" e l’epilogo è arrivato con il falimento dichiarato dal Tribunale di Milano. I circa 246 dipendenti della catena di negozi di abbigliamento Camaieu sono senza stipendio dal primo novembre. Per loro, spiega Andrea Montagni, sindacalista della Filcams-Cgil, la soluzione migliore sarebbe il licenziamento per chiusura dell’attività perché "così almeno avrebbero diritto alla Naspi". Licenziamento visto invece come uno spettro da colleghi di altre catene in bilico, per ora aggrappati al posto di lavoro grazie al blocco degli esuberi e agli ammortizzatori sociali. Quella di Camaieu è solo una delle crisi esplose nel settore, uno dei più colpiti dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria e del lockdown in un anno nero per centri commerciali e vie dello shopping nelle città e d’oro per l’e-commerce. Anche con l’uscita dalla zona rossa la ripresa non si vede, e le vendite stentano a ripartire.

"Il momento è di incertezza assoluta – spiega Marco Beretta, segretario generale della Filcams-Cgil di Milano – questo periodo è decisivo per cercare di contenere la quantità degli esuberi che ci saranno quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, ancora difficili da quantificare". La crisi ha colpito catene italiane come Scarpe&Scarpe e Conbipel, gruppi internazionali come H&M e Accessorize, solo per citarne alcuni. Gap ha annunciato la chiusura di 120 negozi in Europa, tra cui quelli di Milano. Una piccola boccata d’ossigeno nella crisi del gruppo francese di abbigliamento per bambini Kidiliz-Z Stores è arrivata con l’acquisizione di una parte dei punti vendita da parte di Zucchi e Id Valeurs, ma nonostante questo "almeno 350 lavoratrici sembrano destinate a uscire". Il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi, ha spiegato che "le imprese di abbigliamento e calzature sono di fronte a un baratro".

L’associazione prevede la chiusura di 20 mila punti vendita in Italia, una perdita di 20 miliardi di euro di fatturato e il rischio occupazionale per 50mila persone. Perdita di posti che sta già avvenendo con la chiusura di negozi seguita da trasferimenti a centinaia di chilometri di distanza, che spingono i dipendenti alle dimissioni. "Le prime a cadere sono state aziende già traballanti prima del Covid – spiega Roberta Griffini, della Filcams-Cgil – siamo molto preoccupati per quello che succederà questa primavera". Una corsa per evitare epiloghi come quello di Camaieu Italia, ora nelle mani del curatore fallimentare Antonino Ficalora, nominato dal Tribunale per traghettare una "scatola vuota" che conta ancora 246 dipendenti.