Rho, caldaia a muro aggiustata male: 64enne muore per il gas. Tecnico a processo

Nel dicembre 2019 a Rho coppia avvelenata in casa dal monossido. Lui, cardiopatico, non sopravvisse L’addetto Thermoservice avrebbe modificato l’impianto senza progetto e senza verifiche successive

L'intervento di 118 e vigili del fuoco in via Amendola per guasto alla caldaia

L'intervento di 118 e vigili del fuoco in via Amendola per guasto alla caldaia

Avevano chiamato il tecnico per riparare la loro caldaia e, quello era intervenuto sostituendo un pezzo. Ma solo cinque giorni dopo, il dramma. Il monossido di carbonio prima invade la lavanderia dove si trova l’impianto, poi raggiunge i piani superiori della casa. La coppia che vi abita respira il gas e si sente male: lei si salverà dopo due giorni di ospedale, lui - già cardiopatico - avrà un infarto che lo conduce alla morte. Ora il tecnico che aveva “sistemato“ la caldaia è a processo e deve difendersi dall’accusa di omicidio colposo. La vicenda risale al dicembre di tre anni fa in via Amendola a Rho, alle porte della metropoli.

La riparazione

È lì che abitavano i due coniugi. La caldaia a muro in lavanderia aveva dei problemi e Massimo B., responsabile tecnico della Thermoservice snc, era già intervenuto più volte per ricollocare "il raccordo curvilineo e verticale (cd. “curva a gomito“) del condotto fumi, che permette l’evacuazione dei prodotti della combustione verso il tetto e che si era staccato" più volte, anche finendo a terra. Alla fine, B. provvedeva "all’intera sostituzione del condotto fumario" una modifica dell’impianto tradotta in un "cd. “sistema intubato multiplo“ in quanto a servizio di più abitazioni". Il lavoro, però, stando alla Procura non venne fatto a regola d’arte. E così il 16 dicembre una "sovrappressione all’interno del sistema fumario" provocava un nuovo distacco della “curva a gomito“ del tubo di scarico.

Guasto fatale

Solo che stavolta marito e moglie non si accorsero della fuoruscita del gas. Quando scattò l’allarme vennero trasportati d’urgenza all’ospedale Sacco. E lì la donna dopo 48 ore si riprese. L’uomo invece, un 64enne già sofferente di cuore, a causa della respirazione velenosa ebbe un infarto che nel giro di qualche settimana lo condusse alla morte a causa di "grave insufficienza cardiaca complicata da infarto miocardico acuto in conseguenza di avvelenamento da monossido di carbonio". 

L'accusa

Ora B, 37enne tecnico della Thermoservice, deve difendersi dall’accusa di aver contribuito a quel decesso e alle lesioni subite dalla moglie per aver agito con "negligenza, imperizia e inosservanza delle norme tecniche". In pratica, dovrà spiegare al tribunale perché modificò l’impianto a gas senza far realizzare un progetto e poi senza procedere alle "verifiche necessarie per accertare il buon funzionamento e la sicurezza dell’impianto così realizzato". Secondo l’accusa, il tecnico avrebbe anche dovuto "indagare sulle anomalie del sistema di accensione del bruciatore, che avevano manifestato un funzionamento erratico". Tutte contestate omissioni che, dopo la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio, hanno condotto B. davanti a giudici.

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