GIULIO MOLA
Cronaca

Calcioscommesse, dieci anni e si è daccapo

L’avvocato che ha difeso la Lega di B in vari procedimenti: "Puntate illegali per la crisi? Non è una scusante, chi non denuncia diventa responsabile"

Calcioscommesse

Milano, 29 marzo - «A tutti i calciatori ripeto quel che dicevo quando li incontravo negli spogliatoi: non fatevi tentare dai criminali che vi propongono di truccare le partite. Rendersi conto di aver sbagliato e denunciare tutto e subito alle autorità competenti è l’unica ancora di salvezza, per non rovinarsi la carriera ma anche la vita". A parlare è Guido Camera, avvocato penalista milanese specializzato in diritto sportivo. Nel recente passato ha difeso molte società e la Lega di Serie B (sotto la presidenza di Andrea Abodi) nei procedimenti relativi alle inchieste sul calcioscommesse delle procure di Cremona e Catanzaro. E ha pure redatto norme di contrasto al fenomeno, come la proposta di legge sulla “confisca per i reati di match fixing e di raccolta abusiva di scommesse”.

Avvocato Camera, le inchieste più recenti e diverse testimonianze dirette ci dicono che il calcioscommesse è ricominciato. Se lo aspettava? "Purtroppo l’esperienza ci insegna che certi “fenomeni criminali” possono riproporsi a distanza di tempo. E questo mi dispiace perché a partire dal 2011, con lo scandalo di Cremona, e fino al 2019, con l’approvazione della legge che va a colpire i patrimoni di chi bara, si è fatto tanto dal punto di vista normativo e della formazione. Io per anni ho girato tutti gli spogliatoi delle società di serie B e di formazioni giovanili per spiegare le regole. Se si aderisce a quel mondo oscuro bisogna andare a fondo per scoprire le cause e in certi momenti storici possono non essere sempre le stesse..."

Si dice che la pandemia abbia influito sulla ripresa di certe pessime abitudini. Mancano i soldi, quindi gli stipendi possono arrivare dalle combine. Con i presidenti che se ne lavano le mani... "Non sono attenuanti. C’è un onere specifico non solo di evitare condotte illecite ma anche le “zone d’ombra”, decidendo di denunciare ciò che è proposto. Il fatto che siamo in un periodo di crisi non può essere una scusante per avallare zone di impunità che fanno male al calcio".

Lei è stato consulente delle leghe e ha fatto corsi ai giocatori sui pericoli del match fixing... Come hanno risposto i calciatori? "Ho sempre riscontrato interesse e attenzione per le nostre iniziative. E lo stesso dicasi quando ho rappresentato la Lega di B a livello internazionale. Merito anche della nostra magistratura".

Lei ritiene che i più vulnerabili siano i giovani? "È un fenomeno che li espone al rischio. Ma ci sono varie fasi nella vita di uno sportivo, e quindi anche chi è nella parte finale della carriera può essere un soggetto debole. Il mio appello è sempre il solito: fate attenzione, perché si rischia da una parte di uccidere la credibilità del calcio che oggi deve avere un ruolo sociale ancora più importante; e dall’altro non sottovalutare le conseguenze di certi comportamenti. Vista la severissima normativa, possono avere ripercussioni molto serie e non solo a livello sportivo..."

Ma quando intermediari della malavita contattano le loro “vittime” sui social, cosa si deve fare? "Professionisti e dilettanti, tutti dovrebbero agire in un’unica direzione, ovvero chiedere aiuto ai club... L’errore più grande sarebbe quello di pensare di gestirsi da soli, provando a dare confidenza a quei loschi individui. Meglio rivolgersi alle forze dell’ordine o ad un legale. Se si sta zitti e non si fa niente si diventa responsabili".

Alla lunga, le partite truccate si possono scoprire? "Sì. Ovviamente se ci sono delle scommesse è più facile perché vengono monitorati flussi ed eventuali anomalie. E poi ci sono sempre le intercettazioni per agevolazioni investigative. È un fenomeno criminale che può essere combattuto e non un alibi per giustificare la crisi economica diffusa". (5 - Fine)