ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Caffè al bancone e cene al chiuso, si riparte (con paura)

Pochissime prenotazioni di tavoli all’interno, quasi tutti pretendono i dehors. "La gente ha introiettato l’incubo, e gli over 50 spariti..."

di Annamaria Lazzari

Da ieri si può consumare al bancone nei bar e mangiare al chiuso nei ristoranti, rispettando il coprifuoco delle 23. Ma per il più classico dei riti mattutini - bere il caffè al banco - è stato un tiepido ritorno. Quanto ai ristoranti la clientela ha snobbato la possibilità di prenotare tavolini all’interno, preferendo sempre e comunque sedersi nei dehors. Sul banco degli imputati c’è una "claustrofobia strisciante" che, secondo baristi e ristoratori, la gente avrebbe maturato nei confronti dei posti al chiuso concepiti come più "pericolosi" per i contagi. Altri elementi non hanno aiutato la nuova ripartenza al chiuso dei pubblici esercizi sotto la Madonnina: il ponte del 2 giugno, lo sciopero dei mezzi Atm, il "perenne" smart working e persino il bel tempo. Al di là delle cause, dal centro alla periferia, scene identiche: la gente ha preferito quasi ovunque accomodarsi fuori per colazione, pranzo e cena, come succede dal 26 aprile col passaggio in zona gialla.

Alle 9.30 al bar Derby di Porta Genova nessun cliente era seduto all’interno e le presenze al bancone sono state intermittenti. Armando Bianchi racconta di aver battuto 60 scontrini dall’apertura all’alba. "In tempi normali sarebbero 170. Manca ancora un buon 60% della clientela. Colpa dello smart working che ha desertificato gli uffici e ridotto il numero dei pendolari della stazione ferroviaria". Dopo le 11 al “The Street Bar” di via da Recanate, zona Centrale, entra un solo cliente in mezzora: "Il lavoro è scarso, ridotto a un terzo rispetto al pre-Covid. Non ci sono lavoratori né turisti. A furia di “martellare” con certi messaggi mediatici su quanto sia pericoloso rimanere al chiuso, la gente ha introiettato la paura di frequentare posti al coperto" afferma il titolare del bar, Giovanni Papa. Anche nel locale in via Gluck i pochi clienti al mattino prendono posto nel patio esterno, un trionfo di bossi, olivi, bambù e persino palme: "Il giro delle colazioni si è perso col lavoro a casa. Noi stiamo puntando molto sull’aperitivo" spiega Sebastiano Lomonaco. Neppure il centro storico è immune dal fenomeno. "Qualcuno ha paura ma la gente non sa soprattutto come comportarsi. Non sa se può rimanere dentro se c’è qualche altra persona al bancone" spiega Cristina Casati del café San Babila. Al Flower Burger, indirizzo trendy di veganburgheria in Porta Venezia, a pranzo la gente è seduta solo ai tavoli fuori. La situazione si è replicata la sera nei ristoranti rinomati. "Per cena abbiamo una ventina di prenotazioni e solo per i posti fuori. La gente è terrorizzata all’idea di rimanere seduta dentro. E i clienti sopra i 50 anni sono spariti dai radar. È un disastro, ci vorranno anni per recuperare" assicura Roberto Tiezzi, titolare dell’osteria Dal Verme in zona Isola che aveva pure partecipato alla protesta del movimento #IoApro1501.

Conferma la tendenza Maida Mercuri del ristorante d’alta cucina “Al Pont de Ferr”: "Tutte le 30 persone che hanno prenotato per cena hanno specificato di voler stare nel plateatico esterno. L’unico tavolo dentro riservato è fra dieci giorni e per stranieri. Evidentemente le temperature invitano a stare all’aria aperta. Per capire se c’entri la fobia per il chiuso dovremo vedere cosa succede col brutto tempo" ragiona. "Abbiamo solo un tavolo da 5 prenotato all’interno a cena, le altre 20 vogliono il dehors, malgrado le zanzare" spiega Andrea Melosi, socio del ristorante Valentino Legend in Duomo.