
Non aveva documenti con sé e al momento non è stato possibile identificarlo. Ha un’età apparente compresa tra i 50 e i 60 anni, probabilmente di origine nordafricana o centrafricana, con segni di denutrizione su un corpo magrissimo per un’altezza di quasi 1,80 metri.
Sono pochissimi gli elementi di partenza per l’indagine che i carabinieri hanno avviato ieri mattina dopo il ritrovamento del cadavere di un uomo tra le via Jan Palach e Rosa Bianca, lungo il corso del Lambro Meridionale, in zona Famagosta. Il primo a dare l’allarme, attorno alle 10.30, è stato un operaio di una ditta impegnata, impegnato nella costruzione di una centralina idroelettrica.
Nei giorni scorsi, è stata creata una sorta di diga con una montagna di terra per deviare momentaneamente il corso d’acqua e consentire ai lavoratori di portare a termine il progetto; tuttavia, il nubifragio della notte scorsa ha consigliato una revisione last minute dello sbarramento, in parte smosso dalla terribile bufera di acqua e vento. Così, nel corso delle manovre con un escavatore, l’addetto alla guida del mezzo pesante ha visto affiorare il corpo sulla sponda destra del Lambro, in un punto in cui il livello è alto pochi centimetri.
Da lì la chiamata immediata al 112 e l’arrivo dei militari della stazione Gratosoglio, seguiti a stretto giro dai colleghi della Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di via Moscova, che hanno effettuato i rilievi sul luogo del ritrovamento per cercare tracce potenzialmente utili all’inchiesta. Una prima ispezione del medico legale non ha fatto emergere evidenti segni di violenza, se non alcune ferite lacerocontuse sulla fronte (ma il cranio risulta integro) che potrebbero essere compatibili con la permanenza in acqua per diverse ore (forse per un giorno).
Gli approfondimenti sulle cause del decesso verranno svolti nel corso dell’autopsia, disposta dal pm di turno: da quell’esame dovranno arrivare risposte sui tempi della morte e sull’identità del cadavere, che potrebbe trovare un nome attraverso l’inserimento delle impronte digitali nelle banche dati delle forze dell’ordine. Resta il giallo su cosa sia accaduto a quell’uomo, che indossava una maglietta a maniche corte e un paio di jeans.
Il luogo in cui è stato rinvenuto lascia aperti diversi interrogativi, ma allo stesso tempo aiuta a mettere almeno un punto fermo: visto che il corpo si trovava a poche decine di metri dalla montagna di terra che devia il corso del Lambro, è molto difficile ipotizzare che il cadavere sia stato trascinato da via Jan Palach verso sud. Più probabile che tutto sia avvenuto nei pressi di unì’apertura nella recinzione che delimita la discesa che porta al fiume: le ipotesi ritenute più verosimili, per quanto sia ancora prematuro azzardarne, sono quelle di un incidente o di un malore.