Caccia all’ultimo medico "Prestiti tra gli ospedali"

La lettera del direttore del Welfare per sollecitare la stipula di convenzioni "Le grandi strutture pubbliche, che reclutano più facilmente, aiutino le piccole".

Caccia all’ultimo medico  "Prestiti tra gli ospedali"

Caccia all’ultimo medico "Prestiti tra gli ospedali"

di Giulia Bonezzi

Medici in “prestito” dai grandi ospedali pubblici lombardi a quelli più piccoli, un po’ come i calciatori. Non sono pagati come cartellini di serie A, ma forse oggi sono più ricercati in specialità come Emergenza-urgenza (in Italia esiste da 15 anni, e il 60% delle borse di studio non viene assegnato), Anestesia, Ginecologia, Pediatria, ha elencato il direttore generale del Welfare regionale Giovanni Pavesi ieri alla Commissione Sanità del Pirellone: "Il numero complessivo di specialisti non è diminuito, mancano in determinate aree". Problema nazionale, figlio anche della passata "programmazione errata" della spending review, mentre è una specialità della Lombardia la "libertà di scelta" dell’ospedale in cui curarsi. Nei fatti però la scelta, da tutta la regione e da fuori, si concentra sulle strutture più blasonate (e pubblicizzate nel caso dei privati accreditati), trasformandosi spesso in libertà di stazionare in liste d’attesa già allungate dalla carenza di specialisti; che, da parte loro, spesso mandano deserti i concorsi negli ospedali periferici o comunque considerati meno “attrattivi”.

Una delle strategie della Direzione Welfare per spezzare questo circolo è il “prestito”. Nato per forza maggiore all’inizio della pandemia, quando la Regione in poche ore dovette ribaltare l’idea di battezzare "ospedali Corona" e ingaggiarli tutti nella lotta al Covid tranne 18 hub in cui furono dirottate le altre emergenze (come traumi, infarti, ictus) e i relativi specialisti. Ora convertito in chiave anti-liste d’attesa, e codificato in una delibera del 26 settembre 2022 che promuove "la stipula di convenzioni tra gli enti pubblici del Servizio sanitario regionale al fine di assicurare l’apporto di personale qualificato agli enti che presentano difficoltà di reclutamento". Stabilendo pure "la tariffa oraria da utilizzarsi", ricorda ai vertici di Ats, Areu, Asst e Irccs una circolare firmata dal dg Pavesi dieci giorni fa per "sollecitare - ha spiegato in Commissione – i grandi ospedali, cui è più facile reclutare personale, a convenzionarsi con quelli più piccoli". Sollecitazione fortina ("Allo scopo di monitorare l’effettiva stipula – recita la circolare – si chiede agli enti di trasmettere per conoscenza" al Welfare "le richieste di convenzionamento e i successivi esiti. In caso di esito negativo, di specificarne la motivazione"), ma Pavesi sottolinea che esistono "già esempi" di “prestito”.

Cita un accordo stretto a ottobre tra il Gaetano Pini-Cto e l’Asst di Lodi per inviare gli ortopedici milanesi a lavorare con le équipe lodigiane in sale operatorie e ambulatori, e un concorso per dieci neurologi bandito dal Niguarda, prove in programma il 15 giugno: i vincitori saranno assunti alla Neurologia e alla Stroke Unit del Grande ospedale metropolitano, ma opereranno anche "in regime di comando al 50% all’Asst Valtellina e Alto Lario (Val)" in base a una convenzione più ampia tra le due aziende. Il principio è stato ribadito a inizio mese dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso ("Se ho un pronto soccorso con due medici e a 5 chilometri un altro ne ha dieci, che appartenga a un’altra Asst non è ragione sufficiente"), con tanto di metafora calcistica: "Una squadra non si fa con 11 campioni. Ci vuole anche chi passa la palla".

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