SIMONA BALLATORE
Cronaca

Caccia al personale, fatica cronica: "Si ragioni insieme alle università. E i poli 0-6 potrebbero aiutare"

La vicesindaco Scavuzzo: "Abbiamo 3.255 educatori e a breve riapriremo le procedure di reclutamento". Il calo demografico si fa sentire alla scuola dell’infanzia: "Ma nessun passo indietro, irrobustiamo l’offerta".

Anna Scavuzzo, 48 anni, vicesindaco e assessore comunale all’Istruzione

Anna Scavuzzo, 48 anni, vicesindaco e assessore comunale all’Istruzione

"La fatica di reperimento del personale educativo è cronica: è un tema che va affrontato con le università". A sottolinearlo è Anna Scavuzzo, vicesindaco del Comune di Milano e assessore all’Istruzione.

Quanti sono gli educatori nei servizi all’infanzia comunali? "Ad oggi abbiamo 3.255 educatrici: 2.180 nelle scuole dell’infanzia, 1.075 nei nidi e 458 educatrici che si occupano del sostegno. Un esercito. Ma non bastano e servono continue procedure di reclutamento".

Qual è l’ostacolo più grosso? "Serve un riordino del percorso formativo e un ragionamento d’insieme per investire sulle professioni educative, che oggi è urgente. E poi ampliare le classi di concorso, rivedere i corsi di studio insieme alle università, investire di più per coniugare la qualità della formazione con la giusta retribuzione".

Ci sono educatori nel limbo anche da voi, dopo l’introduzione dell’albo? "Non possiamo ancora valutare gli effetti, mancano i decreti attuativi e non sappiamo quanti si siano iscritti e quando potremo capirlo. Ci adegueremo a quello che ci verrà richiesto, a oggi non abbiamo carenze negli organici. Stiamo già lavorando per la riapertura di settembre".

Avete avuto problemi con le sostituzioni degli assenti? "Il reperimento dei supplenti tramite Mad (le messe a disposizione, ndr) per ora non ha portato grandi risultati, rimane aperto il bando anche se a oggi copriamo il fabbisogno con il contingente, che abbiamo aumentato. Comprendo bene le difficoltà del settore privato: c’è un grande dibattito su formazione, inquadramento salariale, onerosità dei servizi e si fa fatica a muoversi se non riusciamo a far cambiare davvero qualcosa".

Come invertire la rotta? "Aprendo il dibattito a livello nazionale e lavorando per riconoscere il valore della professione, che richiede personale formato. Serve un ragionamento di sistema: anche i nidi privati sono soggetti importanti per la rete, se vengono meno i posti convenzionati è un problema per tutti. Dobbiamo fare capire ai Ministeri che il fabbisogno di laureati è in aumento e bisogna investire: per aumentare i posti nei nidi serve avere personale".

In questo quadro, si inizia a fare sentire il calo demografico? Qual è la situazione delle ultime liste di attesa? "Il calo demografico non si vede ancora nelle graduatorie dei nidi, ma solo perché le domande sono ancora più dei posti a disposizione, che vogliamo continuare ad aumentare per rispondere alle richieste: circa 1.400 bimbi lo scorso anno sono rimasti senza posto nido. Diversa la situazione nelle scuole dell’infanzia dove abbiamo oltre 800 posti ancora liberi. Se potessimo trasformare i posti infanzia in posti nido avremmo fatto “tombola“. Pensare a poli dell’infanzia 0-6 in maniera integrata permetterebbe di fare passi avanti, certo con una formazione ad hoc e lavorando per una formazione di qualità".

E per settembre? "La percezione è che avremo una flessione nelle liste d’attesa, dovuta all’aumento del calo demografico. Non è questo il momento di tirare i remi in barca, anzi. Il sistema va irrobustito e l’offerta va aumentata, non faremo miracoli, ma di certo tutto il possibile".