Milano, calci e pugni per uno sgarbo: baby boss, grandi condanne

Inflitti fino a tre anni di carcere per il pestaggio. "Qui comando io, sei il mio cagnolino"

Rissa (foto di Archivio)

Rissa (foto di Archivio)

Milano, 17 agosto 2018 - Tutto sarebbe nato da un post non gradito pubblicato su Facebook. Un’aggressione violenta, a calci e pugni senza pietà. Un branco di quindici ragazzi intorno ai vent’anni contro un gruppetto di cinque o sei coetanei, spedizione punitiva contro l’autore del post e i suoi amici. Un pestaggio durato a lungo, con in più l’umiliazione della cintura dei pantaloni sfilata dal capo dei violenti e stretta attorno al collo della vittima mentre continuava a picchiarla: «Ora sei il mio cagnolino». 

Successe una sera di aprile dell’anno scorso nel parco degli alpini a Cernusco sul Naviglio, alle porte della metropoli. Intervennero i carabinieri avvertiti da una passante, ma i cinque ragazzi vittime dei bulli all’inizio cercarono di minimizzare per paura delle minacce ricevute dai picchiatori e delle possibili ritorsioni. Ma nei giorni successivi scattarono le denunce per rapina di soldi e telefonini (portati via a sfregio) ma soprattutto per le botte: una frattura del naso, contusioni multiple, una perforazione della membrana del timpano con prognosi fino a 20 giorni.

Nei giorni scorsi, dopo un processo con rito abbreviato, sono arrivate le condanne fino a tre anni di carcere per quattro degli aggressori individuati. Un quinto, 17enne all’epoca dei fatti, sarà giudicato dal tribunale per i minori. Gli altri complici non sono mai stati identificati. Quella sera gli aggressori - aveva raccontato uno dei ragazzi rimasti feriti - erano comparsi improvvisamente in branco nel parco cominciando a chiedere soldi, strappando a lui e a suoi amici le sigarette elettroniche, portandosi via le casse audio appoggiate su una panchina. Il capo era Ervin, un albanese 22enne, l’unico ora detenuto per un’altra rapina, che aveva poi dato inizio ai pestaggi contro il gruppetto, risparmiando solo l’unica ragazza presente.

Calci pugni, schiaffi e minacce: «Qui comando io, si fa quello che dico io, è la mia zona». E poi giù botte a uno degli aggrediti per quello «che aveva scritto su Facebook». Ad un certo punto, uno dei picchiatori aveva afferrato una bicicletta scagliandola addosso alle vittime che in pratica non riuscivano a difendersi dal branco. Mentre uno dei ragazzi steso su una panchina chiedeva pietà - stando alla testimonianza di un suo compagno - uno degli altri «gli aveva dato un calcio fortissimo in faccia» e così il suo amico aveva «iniziato a flottare sangue dal naso». Scene da Arancia meccanica. La passante che fece scattare l’allarme riferì anche di aver sentito che il capo degli aggressori, l’albanese alto e magro, urlava: «Dovete darmi i soldi, fino a che ci sono io comando io, voglio 200 euro». Era lo stesso Ervin D. che poi davanti al giudice si è scusato con le sue vittime: «Mi dispiace, è stata una serata in cui eravamo un po’ bevuti». Più o meno le stesse parole usate dagli altri violenti: Federico C., 19 anni, Andrea R., oggi 21 e Alessandro M., 20. Il gip Guido Salvini ha condannato Ervin a 3 anni di reclusione, C. a 2 anni e 5 mesi e gli altri due a 2 anni.

«Grave atto di bullismo, non una bravata come affermato in udienza - ha scritto il giudice nelle motivazioni del verdetto - un’aggressione messa in atto da una banda che intendeva con la sua azione violenta affermare il proprio controllo del territorio. L’attacco è durato per diversi minuti infliggendo agli aggrediti ripetuti colpi e lesioni, anche con alcuni esiti permanenti e una serie di umiliazioni descritte nelle testimonianze delle vittime».

 

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