Bullismo e cyberbullismo, il 63% dei genitori l’ha vissuto in prima persona

Presentato a Milano un report sul fenomeno visto dagli adulti. Il 74% teme teme per i propri figli, il 64% incolpa i “cattivi esempi" veicolati dai social

Presentata una ricerca sul bullismo (foto di archivio)

Presentata una ricerca sul bullismo (foto di archivio)

Milano – Il 63 per cento ha vissuto il bullismo in prima persona. Il 74 per cento teme per i propri figli. Sono i dati abbastanza allarmanti di “Nella mente dei genitori: riflessioni su bullismo e cyberbullismo”, una ricerca presentata a Milano, in Sala Buzzati, in apertura dell'evento “Elogio dell'empatia. Contributo al dialogo sul bullismo”, giornata di incontri e riflessioni sul tema (organizzano Style Piccoli e quimamme.it). L'indagine, realizzata da Sfera MediaGroup a cura di Federico Gilardi (Research Manager RCS MediaGroup, divisione Infanzia), indaga come gli adulti vivono il bullismo e il cyberbullismo, sia rispetto al loro vissuto sia in relazione ai propri figli.

Ed ecco alcuni numeri. Il 63% dei rispondenti (età 25-65 anni) afferma di averlo vissuto in prima persona, come vittima nel 37% dei casi o come spettatore attivo o passivo. Rispetto ai propri figli, il 74% teme che vengano coinvolti in episodi di bullismo. La metà degli intervistati afferma invece di sapere (o di sospettare) che sia già avvenuto (il 30% indica il figlio come la vittima).

Dai dati emerge come il fenomeno sia sostanzialmente trasversale e prescinda dal contesto familiare, sociale, economico o territoriale di appartenenza. Il 94% degli intervistati considera il fenomeno rilevante e dichiara di informarsi prevalentemente attraverso i media (50%) o parlandone con amici e conoscenti (46%), ma il 50% di loro ritiene di non avere informazioni sufficienti su come comportarsi di fronte al bullismo.

Rispetto ai possibili fattori che alimentano il bullismo dalle risposte spiccano i "cattivi modelli” veicolati dai social (64%), ma anche sociali, come: l'impoverimento culturale (54%), una minore educazione alle emozioni (52%), il minor tempo a disposizione dei genitori da dedicare ai figli (46%).

Tra le azioni ritenute necessarie per affrontare il bullismo emergono: educazione a empatia e convivenza (70%), informazione verso bambini e famiglie su come comportarsi (64%), educazione contro il bullismo a scuola (54%), corsi per potenziare l'autostima (52%).

Il tema della formazione e dell'informazione si evidenzia anche rispetto al Cyberbullismo, con il 33% degli intervistati che dichiara di non sentirsi competente sul tema. Si evince però un alto grado di libertà dei figli, che già in età scolare e prescolare utilizzano abitualmente lo smartphone (55% nella fascia 6-10 anni e 78% in quella 11-13) anche in autonomia (60% nella fascia 6-10 anni e 82% in quella 11-13). Senza regole precise di utilizzo (20%) o con regole facilmente aggirabili, anche rispetto a navigazione online e chat, che spesso non vengono supervisionate dai genitori principalmente per: rispetto per la privacy (29%) e fiducia nei propri figli (23%). In presenza di supervisione delle chat dei figli da parte dei genitori, però, i rispondenti affermano di aver rilevato molti contenuti inadatti, tra cui: linguaggio scurrile/violento (28%) o blasfemo (25%), pettegolezzi (25%), minacce, insulti, dileggio rivolte ad altri ragazzi/e (13%), condivisone di immagini non adatte all'età (13%), istigazione a violare le regole (6%).