GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Brebemi: cara, corta e nemica della concorrenza. È l’autostrada più inutile d’Italia?

La bocciatura dell’Authority che ha imposto un cambio del Piano economico finanziario: “Chiaro il tema della sostenibilità tariffaria per gli utenti”

In questi anni si è molto dibattuto sui volumi di traffico che attraversano la Brebemi

In questi anni si è molto dibattuto sui volumi di traffico che attraversano la Brebemi

Milano, 4 ottobre 2024 – Troppo corta perché possa essere sostenibile da un punto di vista economico, troppo cara per gli automobilisti di oggi e ancora di più per quelli di domani rispetto alle autostrade concorrenti, inopportunamente inscatolata in una concessione che ostacola la libera concorrenza. In sintesi e fuori dai tecnicismi, è questo il giudizio espresso sulla Brebemi (l’autostrada che collega Brescia, Bergamo e Milano) dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) nel parere reso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e relativo all’ultimo Piano Economico Finanziario concordato nell’ambito della Convenzione che lega Concessioni Autostradali Lombarde (CAL) e Brebemi Spa. 

Il Piano in questione è datato maggior 2023, ma è ancora attuale perché l’ART ne ha espressamente chiesto la revisione per i motivi appena esposti in sintesi e da Brebemi non hanno ancora provveduto a formalizzarne uno nuovo, che recepisca i rilievi dell’Authority sebbene il confronto tra le parti sia in corso già da mesi. Nel frattempo i rilievi mossi dall’ART pongono una questione economica ed una questione politica.

Fuori dal mercato

Quanto alla prima questione è sufficiente citare quanto scritto dall’Authority. Ad oggi la Brebemi si estende per 62,1 chilometri, “un’estesa chilometrica complessiva quindi inferiore al minimo (180 chilometri) individuato per gli ambiti ottimali di gestione, valore al di sotto del quale si rileva la presenza di significative inefficienze di costo, fortemente crescenti al ridursi dell’estesa stessa”. Traduzione: la Brebemi è troppo corta per essere sostenibile, come si anticipava.

Da qui alle tariffe il passo è altrettanto corto. Scrive l’Authority: “Va preliminarmente evidenziato che il livello tariffario medio iniziale (quello del 2020), rispetto alla media dei livelli praticati dai concessionari autostradali nazionali, si configura come uno dei più elevati, pur in assenza di nuovi investimenti per il periodo concessorio.

A titolo esplicativo dell’impatto dei livelli tariffari per gli utenti dell’autostrada, confrontando l’andamento della tariffa di Brebemi e di Autostrade per l’Italia (ASPI) – che gestisce una tratta autostradale contigua fino al 2038 – si registra che la crescita tariffaria prevista per Brebemi è pari quasi ad oltre il 120%, mentre quella di ASPI è pari a circa al 30%. Ciò – sottolinea l’Authority – rileva in relazione alla propensione degli utenti ad utilizzare l’autostrada...”.

Un futuro ancor più nero

Cara Brebemi, decisamente cara. E ancor più cara sarà domani e dopodomani. L’Autorità di Regolazione dei Trasporti, sempre a pagina 5 del parere inviato al Ministero, scrive infatti: “La forte differenza iniziale in termini di tariffa unitaria media (che peraltro esclude Iva, canoni e sovracanoni pagati in aggiunta dagli utenti) e l’ancor più rilevante divergenza nella crescita di tale differenziale è riscontrabile ipotizzando un percorso di 50 chilometri lungo le due autostrade. Calcolatrice alla mano, per percorrere 50 chilometri sulla A4 nel 2021 occorrevano 3,19 euro di tariffa unitaria media, nel 2038 occorreranno 4,18 euro. Sulla Brebemi occorrevano 10,10 euro nel 2021 e occorreranno 22,13 euro nel 2038. Si passa da una tariffa tre volte superiore rispetto all’autostrada concorrente ad una cinque volte superiore.

E anche se nel 2038 l’aumento del traffico lungo la Brebemi dovesse essere del 50% – si legge a pagina 6 del parere –, la tariffa richiesta agli automobilisti resterebbe troppo alta. L’ART pone chiaramente un tema di “sostenibilità tariffaria per gli utenti”.

Il nodo concessione

Infine la questione della concessione, prorogata al 31 dicembre 2046 rispetto alla scadenza del 22 gennaio 2040. “Va rilevato che nonostante un consistente incremento degli attuali già elevati livelli tariffari, peraltro ulteriormente crescenti nel tempo, la sostenibilità del progetto risulta fortemente condizionata dalla proroga della scadenza della concessione e dall’imposizione di un consistente valore di subentro” (per chi volesse farci un pensierino), per l’esattezza “pari a 1.205 milioni di euro”.

“Ciò – secondo l’ART – determina l’insorgere di una barriera all’ingresso di nuovi operatori al momento del riaffidamento della concessione”. Da qui la conclusione: “Il Piano Economico Finanziario deve essere soggetto a revisione”.

Spiegata la questione economica, resta quella politica: perché realizzare autostrade dal chilometraggio inferiore a quello capace di scongiurare “inefficienze di costo”. In Consiglio regionale è stato Simone Negri, consigliere lombardo del Pd, a chiedere al centrodestra lombardo, attraverso una mozione che è stata respinta, di riconsiderare il regime col quale è e sarà gestita Brebemi, a partire proprio dai pedaggi: “Con queste tariffe Brebemi non può stare in piedi. Il progetto di questa autostrada era fondato sull’idea di prendere traffico dalla A4 ma questo non sta avvenendo, anzi la A4 si sta rivelando una concorrente inarrivabile per Brebemi. Bisogna sedersi ad un tavolo e concordare un cambio di strategia. C’è un tema di sostenibilità che non può più essere aggirato”.