
Il presidente di Fondazione Fiera Milano Giovanni Bozzetti (al centro) tra Giorgio Armani e Gabriele Albertini
"Un aggettivo per lo stile di Giorgio Armani? Inimitabile. Un aggettivo su di lui? Entusiasta". Giovanni Bozzetti, presidente di Fondazione Fiera Milano, ex assessore comunale alla Moda, ha conosciuto bene il “Maestro“. Presidente Bozzetti, un suo ricordo personale su Armani?
"Era il 2005, ero assessore comunale alla Moda. Una sera, dopo cena, stavo camminando per le vie del Quadrilatero della Moda e ho visto che c’era una persona che stava sistemando la vetrina dello showroom di Giorgio Armani. Ho guardato con attenzione e mi sono accorto che era proprio lui, il “Maestro“ in persona. Armani in vetrina. Mi sono molto stupito di vederlo lì, a quell’ora tarda. Lui, a capo di un impero, impegnato in un compito del genere. Allora ho bussato alla vetrina, lui si è girato, mi ha riconosciuto, è uscito dal negozio e ci siamo messi a chiacchierare. In quell’occasione mi raccontò che aveva iniziato la sua carriera da vetrinista e ci teneva molto alle vetrine dei suoi negozi... La morte di Giorgio è una grande perdita per Milano. Armani era l’Italia ed era Milano".
Quando ha conosciuto di persona lo stilista?
"Nel momento in cui sono stato nominato assessore comunale nella Giunta Albertini, con varie deleghe tra cui quella sulla Moda, una delle prime persone che ho voluto incontrare è stato proprio Giorgio Armani. Mi è stato molto vicino e mi ha dato consigli utilissimi, di cui in seguito ho fatto tesoro nei rapporti con il mondo della moda, che è molto particolare e che bisogna conoscere bene. Da allora ho costruito un ottimo rapporto di stima reciproca con lo stilista e anche con la sorella Rosanna e con la nipote, con cui sono ancora in contatto".
Il suo rapporto con Armani era solo professionale o c’era confidenza tra voi?
"Ogni volta che ci siamo visti c’era sempre un grande trasporto emotivo tra noi. Da assessore, quando decisi di aprire la Sala Alessi di Palazzo Marino al mondo degli stilisti, inventandomi il premio “Milano per la Moda“ organizzato in collaborazione con Vogue di Franca Sozzani, il primo invitato fu proprio Armani. Un invito portato di persona. Sì, perché un evento del genere, a Milano, non avrebbe avuto senso se non ci fosse stato Giorgio. Lui aderì subito con entusiasmo all’iniziativa".
Le piace lo stile Armani?
"Lo stile Armani mi piace molto, anche da indossare in prima persona. Il suo stile era elegante e rigoroso. Rappresentava e rappresenta l’essenza del Made in Italy. Riusciva a rendere femminile la donna pur vestendola in tailleur. I suoi tailleur erano di una femminilità straordinaria. Quel modo di vestire le donne l’ha inventato Armani. Era sempre attentissimo ai dettagli quando sfilavano le sue modelle. Ne ho avuto più di una volta una testimonianza diretta".
In quali occasioni?
"Sono andato spesso alle sfilate di Armani. In alcuni casi ero seduto molto vicino all’uscita delle modelle e ho visto Giorgio che faceva gli ultimi ritocchi alle modelle prima che sfilassero in passerella".
Da presidente di Fondazione Fiera Milano ha in mente qualcosa per ricordare Armani?
"Ieri (giovedì, ndr), appena ho appreso della morte dello stilista, ho subito detto ai miei collaboratori: “Dobbiamo fare qualcosa per ricordare Armani“. Fondazione Fiera Milano ha digitalizzato l’archivio fotografico di Giovanni Gastel e comprato quello di Franco Bottino. Sto facendo verificare se nell’archivio della Fiera ci sono foto che riguardano Armani. Più in generale, credo che un omaggio a Giorgio, un’icona del Made in Italy, sia doveroso. Non solo da parte di Fiera, ma da parte di Milano".