Boss della droga fidelizzava sui social 1.400 clienti

Condannato a 18 anni, la pena più alta, il capo dell’organizzazione dello spaccio che controllava il boschetto di Lainate

Migration

di Anna Giorgi

Un "pacchetto clienti" che poteva contare su 1400 consumatori di varie sostanze stupefacenti: cocaina, hascisc e marijuana, fidelizzati con altrettanti messaggi inviati quotidianamente su whatsapp e uno stipendio per aspiranti spacciatori compreso in un range che andava dai 1500 fino ai 3000 euro al mese per chi era più abile e riusciva a vendere di più. Quello organizzato a Lainate era "un vero esercizio commerciale all’aperto che funzionava alla perfezione sino alle prime ore del mattino", scrive il gip Guido Salvini nell’ordinanza con cui ha disposto dodici condanne - quattro con rito abbreviato e otto al termine di patteggiamenti - nei confronti del gruppo di spacciatori che aveva preso il controllo nel cosiddetto "bosco della droga di Lainate".

Il capo Mohamed Benabla, 37 anni, ha avuto la pena più alta: 18 anni. Gli altri imputati, l’ordinanza di custodia cautelare aveva riguardato in tutto 27 persone, hanno scelto, invece, il rito ordinario. Dalle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Gianluca Prisco, iniziate tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, era stata ricostruita nel dettaglio l’associazione a delinquere capace di monopolizzare il mercato dello spaccio della zona.

"I nuovi metodi di gestione dell’attività di vendita al dettaglio di sostanze, come se fosse una vera e propria azienda con i vertici e i cavallini, potevano contare sulla promozione battente attraverso i social all’indomani della scissione di Essoufi El Habib e Mohamed Benabla con l’obiettivo di continuare ad assicurarsi, e di rassicurare, una clientela che gli poteva essere sottratta dal gruppo rivale che operava nello stesso segmento commerciale", si legge ancora nelle carte dell’ordinanza.

E ancora: "I due gruppi rivali operanti la vendita della sostanza stupefacente nelle zone boschive di Lainate erano ancora pienamente attivi anche nel momento in cui i carabinieri hanno concluso le indagini, non sospettando alcuna intercettazione". Erano organizzatissimi non solo nello spaccio, ma anche nell’attività di controllo del loro territorio e in quello della difesa. Il gruppo di pusher capitanato da Benabla possedeva, infatti, armi da fuoco, un’ascia e cani aggressivi, Usati in particolare per allontanare avversari.

Entrambi i gruppi che si contendevano la gestione dello spaccio continuavano ad inviare messaggi pubblicitari al fine di sponsorizzare la propria sostanza stupefacente e di conseguenza, invogliare i clienti all’acquisto.

Gli acquirenti, invece, utilizzavano un linguaggio in codice concordato per ordinare le sostanze: ad esempio, i termini più frequenti nelle intercettazioni telefoniche erano "latte", "chiara", "bianca", "bella" per indicare la cocaina; i termini "caffè", "scura" per indicare l’eroina; i termini "zatla" e "fumo" per indicare l’hascisc.

Entrambi i gruppi avevano un tariffario ben preciso: 60 euro in cambio di un grammo di cocaina, 20 euro per un grammo di eroina, 50 euro per un ovulo di hashish da dieci grammi e 3 euro per un grammo di hashish.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro