Borseggiatrici sulla metropolitana: chi sono, come agiscono, quali stazioni preferiscono

Una giornata sulle tracce delle ladre di professione: "inseguite" dalle troupe televisive, provano a chiedere aiuto ai poliziotti. I consigli per respingere i loro assalti

Le ladre bloccate dalla polizia

Le ladre bloccate dalla polizia

Milano - "Aiutateci, ci perseguitano". Pare un mondo al contrario quello in cui quattro borseggiatrici professioniste corrono incontro ai poliziotti in borghese avvistati sulla banchina della metropolitana Duomo a Milano. Da chi scappano? Da troupe televisive e squadre di cittadini che le filmano per poi pubblicare le loro gesta sui social, con l’intento di rendere i loro volti riconoscibili dal maggior numero di persone possibile. Così nell’eterna lotta tra guardie e ladri capita che i secondi si sentano prede e chiedano aiuto alla stessa polizia mentre ogni giorno è scandito da inseguimenti tra tornelli e treni e il dibattito politico resta caldo tra chi punta il dito contro la presunta "violenza" che consisterebbe nel filmare le persone sorprese a rubare sui mezzi pubblici e nel diffondere i video su pagine Instagram con centinaia di migliaia di follower (in questo caso, Milanobelladadio) e chi invece critica coloro che proteggerebbero la privacy dei manolesta a discapito di cittadini e turisti derubati o potenzialmente vittime.

La scena da commedia prende vita sulla linea rossa, fermata Duomo. Le donne che chiedono aiuto, tra i 20 e i 35 anni, di origine bosniaca e incinte, dopo essere corse incontro alla polizia vengono tutte accompagnate negli uffici della Polizia metropolitana per accertamenti, da agenti in divisa. In un paio d’ore, altre cinque ventenni vengono “pizzicate“ alla fermata Garibaldi, linea verde. Tutte indossano cappellini e mascherine per coprire i volti. Immancabili, le giacche appoggiate al braccio per nascondere al momento buono la mano che fruga. E un’altra “collega“ è individuata a Cadorna nel punto di passaggio che separa le linee rossa e verde. Gli agenti la chiamano per nome, "vieni in ufficio pure tu". Il totale è undici. E otto di loro sono già state colpite da Daspo: un divieto di avvicinamento alle stazioni della metropolitana e alle aree vicine. Ma le denunce non bastano.

Non c’è tregua per gli agenti della Polmetro in borghese e in divisa che ogni giorno tengono gli occhi aperti per contrastare borseggiatori ma anche molestatori e non solo. In totale 38 operatori attivi dalle 7 alle 23.30, su tre turni. Un servizio nato nel 1987 con il primo presidio alla fermata San Babila, trasferito alla stazione Duomo nel 1994 e, da un anno (il 17 marzo l’anniversario) a Cadorna. "I borseggiatori – spiega il vice questore aggiunto Claudio Pietro De Filippo – prediligono i punti affollati e le stazioni di interscambio". La maggior parte sono donne in dolce attesa, neo mamme o con più figli. Il profilo ideale per aggirare la legge, in particolare l’articolo 146 del codice penale che stabilisce il rinvio della pena per donne incinte o con bimbi piccoli. Il caso delle ladre, spesso l’ultimo anello di una catena criminale che le sfrutta. "Ma può capitare che il gip disponga di sua iniziativa la custodia cautelare in carcere, se la persona è recidiva".

"Questa ragazza ha 25 anni. La conosco da quando ne aveva 15", fa sapere uno degli agenti più esperti, lasciando intendere la lunga “carriera criminale“ della borseggiatrice a dispetto della giovane età. Agenti in borghese e ladre si riconoscono a vicenda sulle banchine. E si scrutano a vicenda, i primi per riuscire a inchiodare le manolesta e le seconde impegnate a non farsi cogliere in flagranza. Il metodo “classico“ per rubare è questo: si agisce sempre in gruppo e, dopo aver avvistato una potenziale preda, le borseggiatrici la accerchiano. Una si avvicina a distrarla dando il tempo a una complice di sfilare portafoglio o smartphone dalla borsa o dalla tasca. Il contante sparisce subito, in mano a una terza ladra che non sale mai sul treno. Colpo grosso giovedì 9 marzo alla fermata di Garibaldi: a un uomo di 55 anni, del Qatar, è stato rubato il portafoglio con 11mila euro e 450 dollari. Tutti i soldi per il suo viaggio a Milano. Le manolesta cercano solo quelli: i contanti. Portafogli e documenti vengono poi gettati in cestini dell’immondizia o tra binari morti. Ma non finisce qui, perché a rovistare in questi luoghi arrivano poi “gli sciacalli“ che raccolgono carte di credito (sperando non siano ancora state bloccate) o documenti, perché i dati di ignari sconosciuti possono far comodo per organizzare truffe on line. Per questo gli agenti Polmetro passano al setaccio anche questi punti di raccolta di refurtiva.

"Non distrarsi mai e tenere sempre le borse ben chiuse, davanti a sé", i consigli dei poliziotti. E non abbassare la guardia neppure se la persona di fianco a sé infila la mano nella sua borsa. Perché quella delle ladre, di solito, è vuota e bucata ad arte per poter rovistare dentro quelle altrui.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro