La scelta è chiara: investire sulla medicina territoriale, il piede d’argilla dell’"eccellenza" lombarda da potenziare non solo coi soldi del Pnrr. Delle 97 borse di specialità che la Regione finanzia quest’anno, aggiuntive rispetto a quelle garantite dallo Stato, il 39% è destinato a formare professionisti che operino principalmente in ambito extra-ospedaliero: 12 contratti per specializzandi in Psichiatria, altrettanti in Neuropsichiatria infantile, e 14 in Medicina di comunità e delle cure primarie, che è specializzazione universitaria quadriennale (diversa dal corso triennale per i medici di base) e per la quale "è stato raggiunto un accordo innovativo con le università lombarde che hanno presentato al Ministero un progetto interateneo per gestire i 14 posti in modo integrato", spiegano dalla Regione.
La vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti, che ha proposto la delibera con la quale sono stati stanziati 10 milioni 414 mila euro da aggiungere ai finanziamenti statali per il periodo 2022-2026, ricorda come le specializzazioni sostenute da Palazzo Lombardia aumentino ogni anno: "Erano 85 nel 2020, 94 nel 2021. Continueremo con la stessa attenzione a investire sempre più risorse, la formazione dei nostri medici è strategica". Le specialità “territoriali“ sono le sole per le quali la Regione paga un numero di borse a doppia cifra; seguono Pediatria con 7 contratti, Igiene e medicina preventiva con 5, mentre per dodici specializzazioni è stato finanziato un contratto ciascuna, dieci ne hanno avuti 2 e cinque 3. Incluse Anestesia e rianimazione (una borsa), Ginecologia e o e Medicina d’emergenza-urgenza (tre borse ciascuna), storicamente carenti a livello nazionale; ma proprio per questo, spiegano fonti dell’assessorato al Welfare, si è concordato in Conferenza Stato-Regioni di concentrale l’aumento dei posti pagati dallo Stato su queste altre specialità. Giulia Bonezzi
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