Boom di ritocchi (e scorciatoie), il chirurgo Santanchè: "Troppi rischi e poca medicina"

Lo specialista denuncia la presenza sul mercato di troppi professionisti disinvolti: "Ormai i clienti pretendono servizi fidandosi delle mode, non di chi li sa consigliare"

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MILANO

"Immaginavo che dopo il Covid sarebbe stato un disastro, che negli ambulatori di chirurgia estetica si sarebbe creato il vuoto. Invece mi sbagliavo: finito il periodo dei lockdown, chi pensava di ricorrere a un intervento per correggere un inestetismo si è letteralmente scatenato, portando la domanda a livelli superiori a prima". L’analisi è di Paolo Santanchè, specialista in chirurgia plastica, che poi denuncia il fenomeno che fa leva sulla voglia di ritocco degli italiani e rischia di ‘inquinare’ la chirurgia estetica che, "come tutte le altre branche della medicina, prevede indicazioni precise per far fronte a un determinato problema". Una "sorta di disonestà intellettuale" per cui "c’è chi inventa scorciatoie dettate dal business" portand pazienti a pretenderle anche da "chi non le proporrebbe mai", ma che "alla fine per reggere la competizione del mercato viene indotto a offrirle comunque". E il risultato è spesso un flop, perché "se si vuole un filler laddove invece serve un lifting - avverte l’esperto - pretendendo il filler si finisce per uscire dall’ambulatorio con una faccia ‘a zampogna’".

"La chirurgia estetica, come ogni altra disciplina medica – spiega Santanchè – prevede determinati trattamenti con determinate indicazioni. Non è che ogni problema abbia più di tante alternative terapeutiche; tranne che in casi particolari un po’ “borderline“, ogni situazione da correggere ha una sua indicazione abbastanza precisa. Invece quello che capita è che la chirurgia estetica è stata trasformata", imboccando una traiettoria deviata "dal marasma di personaggi ‘fai da te’ che hanno trovato nel ritocco lo sfogo della voglia di fare business, costringendo anche i professionisti che si sarebbero comportati diversamente a barcamenarsi per far fronte alla concorrenza, a non dire sempre no. Accade che arriva il paziente, chiede una cosa e il chirurgo cerca di accontentarlo, anche se la prestazione richiesta non è la più indicata per risolvere il problema". Tecniche pretese non perché servono, ma perché vanno di moda.

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