DI RUBEN
Cronaca

Bisogna rivedere la tassazione dei colossi web

Il Consiglio dei ministri ha approvato decreti legislativi per contrastare l'elusione fiscale dei colossi del web. Lo studio di Mediobanca ha calcolato un risparmio fiscale di 50 miliardi nei 4 anni 2019-2022. Occorre un riequilibrio per favorire PMI e diritti degli utenti.

di Ruben

Razzante*

Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato i decreti legislativi di attuazione della delega fiscale sugli adempimenti e versamenti e quello che sulla fiscalità internazionale, che ha al suo interno la Global minimum tax, l’imposizione fiscale del 15% per i gruppi industriali, nazionali o multinazionali, con ricavi consolidati globali maggiori o uguali ai 750 milioni di euro. La norma sarà in vigore dal primo gennaio. L’obiettivo è obbligare le big tech a pagare le tasse in tutti gli Stati nei quali operano e realizzano profitti e non solo negli Stati nei quali hanno le loro sedi legali. I colossi del web continuano a crescere anche grazie ad un regime fiscale agevolato. Secondo quanto evidenziato dalla ricerca annuale sui principali gruppi globali Software&Web condotta dall’area di analisi di Mediobanca, l’importo eluso al fisco dai colossi del web negli ultimi quattro anni supera i 50 miliardi di euro.

Infatti, nel 2022 le tasse pagate dalle maggiori WebSoft mondiali sono calate. Ciò ha generato per loro un risparmio fiscale di 13,6 miliardi nel 2022 e di 50,7 miliardi cumulati nei quattro anni 2019-2022. Lo studio di Mediobanca ha calcolato che l’aliquota media risulta pari al 15,1% nel 2022, inferiore a quella teorica del 21,9%. Inoltre, i dati che emergono dallo studio Mediobanca spiegano che i ricavi dei maggiori operatori mondiali del Software&Web stanno crescendo: nei primi nove mesi del 2023 hanno registrato un aumento del 10,6% nel loro fatturato aggregato. L’impennata nella crescita dei colossi del web è guidata non solo dall’espansione delle loro attività, ma anche dalla loro abilità nel navigare abilmente nell’ambito della fiscalità. Ecco perché occorre un riequilibrio della filiera dell’economia digitale per favorire la libertà d’impresa delle piccole e medie imprese e i diritti degli utenti e per combattere le posizioni dominanti.

*Docente di Dirittodell’informazioneall’Università Cattolica