
Alija Hrustic e il piccolo Mehmed
Doveva passare la vita in carcere per aver maltrattato, torturato e infine ucciso suo figlio di appena due anni e cinque mesi nel maggio del 2019. Per questo il ventottenne Alija Hrustic era stato condannato, in primo grado, all’ergastolo. Tuttavia, in secondo grado, la Corte d’Assise d’Appello aveva cancellato l’ergastolo e ridotto a 28 anni la pena: per quei giudici non si trattò di omicidio volontario ma di maltrattamenti pluriaggravati culminati nella morte.
Quel secondo processo, per i giudici di terzo grado della Corte di Cassazione, è da rifare. Si tornerà in aula il 12 ottobre. Il 13 gennaio scorso la Suprema Corte ha deciso stabilito che è necessario un nuovo processo di secondo grado per rivalutare le accuse di tortura e omicidio volontario a carico dell'uomo, oltre a quella di maltrattamenti.
I giudici della Corte di Cassazione, riguardo alla morte del piccolo Mehmed – così si chiamava il figlio di Hrustic – hanno descritto un quadro di “brutali” violenze: un “sistematico pestaggio, nonostante le condizioni di fragilità e minorata difesa del piccolo” e sofferenze “corporali” inflitte con “grave e prolungato patimento fisico e morale”, con “bruciature”, “morsi, calci, schiaffi, pugni” e un “trattamento degradante per la dignità del bambino”.
In definitiva, per la Cassazione il verdetto di secondo grado, che ha riqualificato i reati e cancellato la tortura abbassando la pena, è “viziata da violazione di legge penale e da manifesta illogicità della motivazione”. La madre del bimbo è assistita come parte civile dall'avvocato Patrizio Nicolò. Ora, per il 12 ottobre, è stata fissata l'udienza del processo bis davanti alla Corte d'Assise d'Appello milanese.