
A sinistra Benedetto Ceraulo 63 anni tornato in libertà dopo oltre 28 anni di carcere ha tentato di uccidere suo figlio A destra Patrizia Reggiani ai tempi del processo
Milano – La storia, in questo caso criminale, è fatta di ricorsi. Benedetto Ceraulo, 63 anni, che ha tentato di uccidere il figlio Gaetano di 37, poi ha rivolto l’arma verso se stesso, ricoverato in gravissime condizioni al Cisanello di Pisa, è un nome noto alla cronaca nera. Fu lui a premere il grilletto della pistola che uccise Maurizio Gucci il 27 marzo del 1995 nell’androne del suo palazzo di via Palestro. Omicidio eccellente, che riempì per anni le cronache nazionali.
Ceraulo aveva 35 anni allora, salito a Milano da Caltanissetta, il sogno di aprire una catena di pizzerie, una valanga di debiti e il vizio del gioco d’azzardo. Con lui finirono a processo Orazio Cicala, l’autista e complice, Ivano Savioni l’organizzatore del delitto e Giuseppina Auriemma, intermediaria fra la mandante del delitto e gli esecutori materiali.
Il delitto fu commissionato da Patrizia Reggiani, Lady Gucci, che aveva promesso a Ceraulo 500 milioni di lire per far fuori suo marito. Gelosia e rabbia il movente della Reggiani che temeva di perdere status e posizione nell’asse ereditario a causa della nuova relazione del rampollo Gucci con la bella e giovane Paola Franchi. Il 3 novembre 1998 i giudici milanesi condannarono Ceraulo all’ergastolo, anche se lui continuò per anni a proclamarsi innocente. in tutti i gradi di giudizio ha sempre sostenuto di non avere mai sparato con la calibro 7.62 utilizzata per il delitto.
Stessa pena per Orazio Cicala, l’uomo che aveva guidato l’auto usata per l’omicidio. Ivano Savioni fu condannato a 27 anni e Pina Auriemma a 25. Il 17 marzo 2000 i giudici d’appello di Milano riducono la pena per tutti. Benedetto Ceraulo dall’ergastolo arriva a 28 anni, 11 mesi e 20 giorni. Poi la conferma in Cassazione. La Auriemma oggi vive a Milano, in una casa popolare e fa volontariato per le detenute. Nel 2017, invece, Ceraulo è in semilibertà e inizia a lavorare ad un progetto di reinserimento. Lamberto, erede della famiglia Frescobaldi, e Ceraulo, dal passato così ingombrante, collaborano alla nascita di un’azienda vinicola che impiega i detenuti: “Un modello di reinserimento”. Con ottimi risultati. Il marchese, il killer e il progetto della vigna. Funziona. “Chi ha sbagliato deve scontare la pena, ma deve avere la possibilità di ricominciare”, l’idea del marchese. Il reinserimento va avanti per un po’ e il progetto dura circa tre anni.
Due anni fa Ceraulo si era trasferito in una casa di campagna a Santa Maria a Monte, in provincia di Pisa. Lì viveva da solo in un’abitazione presa in affitto. Per le festività pasquali lo ha raggiunto il figlio Gaetano, l’incontro, e poi la lite, scoppiata ancora non si sa per cosa.
Sul movente stanno indagando i carabinieri e la procura che ascolterà il racconto del figlio. Per ora si sa soltanto che durante un litigio Ceraulo avrebbe sparato con una pistola di piccolo calibro a Gaetano, ferendolo in modo non grave a un occhio, tanto che il 37enne è riuscito a salire sulla sua auto ed è fuggito, dando l’allarme. In quegli stessi istanti, il padre Benedetto ha rivolto l’arma contro di sé e ha fatto fuoco. Lui invece è ricoverato in condizioni disperate all’ospedale di Pisa. Non ci sono testimoni della lite.