Beccaria, arriva il nuovo comandante. Via agli interrogatori degli 8 sospesi

Ufficializzato Daniele Alborghetti: fece lo sciopero della fame per chiedere un incontro col ministro Nordio

Beccaria, arriva il nuovo comandante. Via agli interrogatori degli 8 sospesi

Beccaria, arriva il nuovo comandante. Via agli interrogatori degli 8 sospesi

MILANO

Arrivano al minorile Beccaria gli annunciati rinforzi di organico dopo l’inchiesta che ha portato all’arresto di 13 agenti. E, dal 6 maggio, ci sarà un cambio al vertice: non c’è più la comandante Manuela Federico, al suo posto verrà trasferito l’attuale vicecomandante di Bollate, Daniele Alborghetti. Il suo è un nome noto alle cronache perché nel 2018, quando guidava gli agenti a Monza, finì ai domiciliari per corruzione e turbativa d’asta per gli appalti sull’installazione delle macchinette per bibite e sigarette. Condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di carcere, è stato poi assolto definitivamente. A marzo di quest’anno Alborghetti aveva proclamato uno sciopero della fame definendosi “rovinato” dall’inchiesta giudiziaria e invocando un incontro col ministro della Giustizia Carlo Nordio. Stando a quanto spiegato da fonti penitenziarie, la Federico, non indagata dalla Procura, era stata assegnata temporaneamente all’incarico dall’Ufficio di esecuzione penale esterna, e non aveva una "scadenza".

Anche Francesco Ferone, il comandante prima di lei che figura tra gli arrestati, non era stabile. Questo significa che nei mesi in cui si sarebbero verificate le torture al Beccaria non c’era un comandante "in ruolo". I comandanti non fissi non sono obbligati ad andare tutti i giorni della settimana in carcere. Quello che, invece, dovrebbe fare Daniele Alborghetti a cui viene assegnato un incarico stabile. Certo è, che il quadro che esce dagli interrogatori davanti al gip Stefania Donadeo squarciano il velo su un degrado umano e culturale devastante.

"Mi sono difeso" è la frase che compare, in gran parte, degli interrogatori dei 13 agenti della penitenziaria finiti dietro le sbarre con le accuse, a vario titolo, di pestaggi e torture nei confronti di alcuni degli ospiti della struttura.

Le poche ammissioni nei verbali di interrogatorio sono parziali e sempre spiegate come "risposta" a minacce subite. In pochi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, altri hanno spiegato le condizioni di lavoro e gli episodi contestati. "Nel momento in cui mi ha aggredito ho cercato solo di difendermi. lo ricordo che qualcuno di noi due lo ha ammanettato e ricordo che io gliele ho tolte. Lo abbiamo ammanettato con le braccia dietro la schiena perché era incontenibile. Mi ha aggredito talmente tanto di aver avuto dolori alle spalle", fa mettere nero su bianco uno degli arrestati. "Mi dispiace che i detenuti abbiano fatto queste dichiarazioni perché li ho salvati tante volte. Io nego la contestazione dei pestaggi (...). Io sono intervenuto perché dovevo difendere me stesso, perché loro ce l’avevano con me", dice chi sostiene di essere stato accoltellato da uno dei ragazzi.

"Non abbiamo mai lasciato i detenuti nudi", conclude davanti al gip. Un altro agente riconosce in parte le accuse. "Ammetto che ho avuto un intervento fisico sul ragazzo e un calo di professionalità" quando trascinandolo in infermeria "ho spinto il detenuto contro il muro e l’ho buttato a terra". Un comportamento, a suo stesso dire, "violento" che ha fatto scattare nell’uomo, soprannominato Mma "come un personaggio dei videogiochi", una richiesta di aiuto.