Battute sessiste a una ventenne. I due militari interrogati e trasferiti

Pesanti apprezzamenti a una giovane. L'accusa è di molestia, cui si aggiunge la minaccia: il catcalling non è espressamente normato

Una manifestazione anti violenza sulle donne

Una manifestazione anti violenza sulle donne

Milano - I due militari, impiegati nell’operazione 'Strade sicure', accusati di catcalling per i quali la procura ha chiesto il processo sono stati interrogati, su loro richiesta, dagli agenti del commissariato Lorenteggio, delegati dal procuratore aggiunto responsabile del dipartimento fasce deboli, Maria Letizia Mannella, che è titolare dell’inchiesta.

Gli agenti hanno così aiutato la procura a ricostruire esattamente l’accaduto e a valutare la gravità delle molestie verbali. Secondo gli accertamenti la ragazza, studentessa universitaria che per rincasare era obbligata a passare di fianco a un chiostro adibito a bar vicino al portone del palazzo dove abita, per tre volte era stata apostrofata con frasi sgradevoli, 'complimenti' che andavano un po’ troppo oltre. La ragazza aveva raccontato alla procura che le era diventato impossibile anche uscire con il suo cane perché i militari, in particolare due di 30 e 35 anni, l’avevano resa bersaglio di minacce: "Non dovresti uscire vestita così.. da ... " e insulti che lasciavano intendere il pericolo di essere aggredita "perché se l’era cercata".

Anche quando l’ultima volta, prima di decidere di denunciare, era uscita e rientrata con il cane, nonostante si fosse cambiata gli abiti e avesse cercato di rendersi irriconoscibile, i due militari in compagnia di alcuni commilitoni, tutti in borghese, avevano avuto lo stesso atteggiamento intimidatorio senza risparmiarle le solite battute a sfondo sessista. I militari pensavano il loro comportamento non avrebbe avuto conseguenze, che la giovane non avrebbe mai avuto il coraggio di denunciare.

La studentessa, invece, turbata e risentita, aveva chiesto soccorso prima al fratello e poi al padre, entrambi intervenuti in sua difesa. Poi la denuncia e l’indagine della magistratura. Per il procuratore aggiunto Mannella questo comportamento gravissimo non ammette sconti. L’accusa è quella di molestia, a cui va aggiunta la minaccia. Non esiste ancora una norma di legge che punisca questo tipo di condotta. O meglio, spiegano gli investigatori, il catcalling potrebbe essere inquadrato nella fattispecie dell’articolo 660 del codice penale, che disciplina la contravvenzione di molestia o disturbo alle persone. Se è scontato il rinvio a giudizio, i due, che sono già stati trasferiti in un’altra città potrebbero decidere di patteggiare.  

 

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