LAURA LANA
Cronaca

Daniele il barista, Mirko lo studente. Importatori di droga all’ingrosso per Milano

I due giovani di Cinisello erano a capo di un’organizzazione per la compravendita di marijuana e hashish. Ogni settimana dalla Spagna arrivavano carichi su mezzi pesanti. Nove in cella, tre ai domiciliari

Un fotogramma a disposizione dei carabinieri nell'inchiesta che ha inguaiato gli spacciatori

Sesto San Giovanni (Milano) – «Poi mi vieni a trovare in Spagna, a 50 chilometri da Alicante". E, ancora, "Domani arriva". A viaggiare su furgoni, almeno una volta a settimana, è un carico di droga: decine di chili alla volta di marijuana e hashish, nascosti con altra merce "di copertura". Sono guidati da autisti stranieri fino ai punti di ritiro dislocati su tutta Milano, hinterland e Brianza. Ad aspettare la partita c’è un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che ieri si è vista arrivare una pioggia di misure cautelari dai carabinieri del comando provinciale di Milano, che hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Milano su richiesta della Dda nei confronti di 15 persone (9 finite in carcere, 3 ai domiciliari e 3 sottoposti all’obbligo di dimora).

Così, 177 chili di marijuana, a bordo di un autoarticolato Man bianco, dalla Spagna arrivavano fino a Liscate. E altri 66 chili fino a Misinto nel capannone della Ligur Salotti, messo a disposizione per le operazioni di scarico da Elio Ronzoni. Seppur rudimentale , l’organizzazione aveva ruoli ben definiti e per anni si è assicurata l’approvvigionamento dalla Spagna tramite acquisti all’ingrosso: le indagini hanno ricostruito 11 importazioni e 30 cessioni per la vendita al dettaglio e hanno permesso di sequestrare 337 chili di marijuana, 7 chili di hashish, 57.700 euro in contanti, due immobili a Cinisello e Lissone e due autovetture per un valore complessivo di 750mila euro.

Daniele Rizzi , classe 1992, era il direttore e promotore del sodalizio criminale. Cinesellese, assunto nel bar di famiglia a Cusano, è lui che ha coordinato le fasi di acquisto e importazione in Italia, fino alla cessione ai clienti stabili, quelli che rifornivano le piazze locali. Socio in affari Mirko Barbagallo, cinesellese ufficialmente ad Alicante per studiare: il gruppo contava sulla sua presenza oltrefrontiera per le forniture settimanali attraverso i mezzi pesanti. È sempre lui a tenere i rapporti col sodale Mirko Monteleone detto Tigre, intermediario/broker, procacciatore di droga, oltre a organizzare trasporti e scarichi nei capannoni di Liscate e a Misinto: viene arrestato in flagranza nel 2020, mentre sta importando 276 chili di marijuana.

Ci sono poi i gregari: Anduel Marishta detto Andre, che acquista dai suoi fornitori di fiducia in Italia marijuana e hashish per conto di Rizzi e Barbagallo, Jonathan Steven Cuenca Rojas che si occupa dello stoccaggio (ad esempio in un box a Desio) e della consegna ai clienti, Tyrone Mastruzzo che a volte scarica, altre trasporta la sostanza su una Fiat Punto o una Toyota Corolla, a volte consegna. Ci sono le staffette, come il galoppino Antonio Squitteri e Antonio Covela. Unica donna Roberta Andreini, che nella casa a Muggiò nasconde lo stupefacente del "capo" e dei soci. La Robi, come veniva chiamata, è l’accompagnatrice ufficiale di Rizzi nelle cessioni e nella raccolta del denaro: a lui hanno ritirato la patente per guida in stato di ebbrezza e lei ne diventa l’autista.

Il “plus” della banda è la velocità: in breve tempo provvedono alla distribuzione ai grossisti lombardi, riuscendo a gestire decine di chili alla volta grazie alla disponibilità di strutture logistiche (box a Paderno, Cinisello, Desio, Nova Milanese), uomini e mezzi. La droga viaggia in zainetti, sacchetti di plastica, scatoloni di Leroy Merlin. Nel 2019 è arrestata dal Nor di Crema Glenda Foresta che viaggia con 7 chili. "Ogni 15 giorni mi rifornisce un ragazzo di Milano con una Golf bianca". L’auto è della madre di Rizzi, che la usa abitualmente insieme a un’altra Golf dello stesso colore. Da lì scatta l’indagine dei carabinieri di Sesto, che va avanti fino al 2022 tra monitoraggio degli spostamenti tramite gps, ascolto delle conversazioni, telecamere nascoste agli ingressi di abitazioni, box, capannoni.

Scoprono i luoghi di stoccaggio, poi arriva l’arresto in flagranza di Monteleone e altri due mentre scaricano 30 scatoloni con 276 chili di droga. Seguono i primi sequestri importanti ("Abbiamo fatto una consegna a Paderno e mi hanno arrestato il ragazzo con 20 pacchi e 41mila euro"). Avevano tutti il “cellulare aziendale“ i membri della banda: chat criptate ma esplicite, messaggi che si autodistruggevano dopo la lettura, sim intestate a terzi o non rilevabili.