La baraccopoli nell’ex cava Calchi Taeggi: vita al limite tra rifiuti e fuochi

Viaggio nell'area abbandonata in via Calchi Taeggi: i residenti temono che sia diventata una calamita per rom sgomberati da altri luoghi di MARIANNA VAZZANA

L'area di via Calchi Taeggi vista dall'alto

L'area di via Calchi Taeggi vista dall'alto

Milano, 19 gennaio 2016 - «È successo qualcosa?». Un uomo sulla trentina, corpulento, vuole informarsi. È appena uscito da un cancello di via Calchi Taeggi a bordo di un’auto color argento. Sul sedile del passeggero c’è un bambino che avrà sì e no 10 anni. Gli “intrusi” non passano inosservati. Inizia così il nostro viaggio all’interno della favela spuntata in via Calchi Taeggi, nella ex cava che avrebbe dovuto ospitare una maxi opera di riqualificazione, con edifici residenziali, servizi e parco pubblico, e che resterà in stand by finché non si concluderà la vicenda giudiziaria che ruota attorno alle bonifiche da effettuare. Nel frattempo, lì dentro, cresce un villaggio di rom e disperati. «Arriviamo dalla Romania», spiega l’uomo incrociato all’ingresso. Proviamo a farci strada. Il cancello è chiuso con un lucchetto. Accanto, però, la rete è divelta e funge da ingresso pedonale. A poche decine di metri dal capolinea della metrò rossa Bisceglie e dal carcere minorile Beccaria. Il viavai è incessante: donne cariche di sacchetti colmi di cibo, ragazzini in bicicletta, uomini con pezzi di legno da segare (e bruciare). Le baracche si vedono da lontano, una accanto all’altra, in un agglomerato che ne ospiterà una quarantina. Da montagne di spazzatura emergono topi giganti.

Un gruppo di uomini e donne si avvicina. Uno spiega: «Siamo dieci famiglie». Peccato che il villaggio ospiti rifugi per almeno 150 persone. E poi «siamo qui da 6 anni». Ma si corregge subito «da due giorni». La verità? Chissà. I residenti del quartiere spiegano che «il numero delle baracche aumenta di giorno in giorno. C’era stato uno sgombero, in passato. Poi l’area è stata rioccupata. E la situazione è fuori controllo da prima di Natale».

Il sospetto dei cittadini è che quel terreno sia diventato una calamita per i rom sgomberati da altri campi irregolari. «E i disagi sono tanti - sottolinea Luca Mazza, residente -. Il pericolo maggiore è dato dal fatto che queste persone bruciano di tutto, non solo legno ma purtroppo anche immondizia. Il fumo e la puzza arrivano fino alle nostre case, cosa respiriamo?». I cittadini interpellati parlano anche di furti negli appartamenti e di auto distrutte e svaligiate. «Non sappiamo chi siano i responsabili, ma da quando c’è il campo abusivo la situazione è peggiorata». Per non parlare del fatto che «le nostre case si sono svalutate parecchio».

L’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, interpellato dal Giorno due giorni fa, aveva risposto che «sono in programma sgombero e messa in sicurezza. Purtroppo scontiamo anni di abbandono, con sversamento di materiali e inquinanti che oggi rallentano le soluzioni. Ma noi intendiamo procedere per restituire alla città queste aree». Il primo nodo da sciogliere riguarda il futuro del terreno. L’iter giudiziario è in corso. Intanto uffici comunali e proprietà stanno lavorando per ipotizzare un’alternativa. Le volumetrie potrebbero essere spostate su un’altro luogo, mentre la ex cava di Calchi Taeggi, opportunamente bonificata, potrebbe diventare un parco.

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