ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

A Milano l’inciviltà si misura nei bagni dei bar: “I peggiori sono i turisti ricchi e arroganti. I clochard lasciano sempre pulito”

I racconti dell’orrore dei baristi: “Dall’assorbente attaccato al muro ai bisogni espletati dentro il lavandino”. Anche in centro l’invisibilità protegge i maleducati. Si salvano i locali di quartiere: “Conosciamo i clienti”

La pulizia dei bagni nel bar Il Ritrovo, dentro l’autostazione di Lampugnano

La pulizia dei bagni nel bar Il Ritrovo, dentro l’autostazione di Lampugnano

Altro che decoro e “urbanità”. La metropoli vista da certe toilette dei bar, lasciate in condizioni indecenti da un pubblico maleducato, fa la figura di una “selvaggia”. Un problema di civiltà che si riversa sullo staff di quei pubblici esercizi costretti a molteplici turni di pulizie perché i servizi igienici tornino ad essere dignitosi. Gli episodi più incresciosi si verificano nei locali con una forte clientela di passaggio. Profili vari – per classe sociale e provenienza – forti della garanzia dell’anonimato, del fatto di non ritornare nei paraggi e di risultare invisibili all’occhio accusatorio dell’altro, quando chiudono la porta dietro di sé danno sfogo ai più bassi istinti. Come se indossassero l’anello di Gige di platonica memoria.

“Premetto che i miei bagni sono puliti ogni due ore e la maggioranza degli utenti è rispettosa. Ma in 28 anni di gestione si sono anche verificati episodi incredibili. Bisogni ritrovati dietro la tazza, contro la porta e le pareti e anche nel lavandino che, per disperazione, ho dovuto togliere, lasciando solo quello in antibagno… Anche la tavoletta del wc l’ho eliminata perché veniva sempre vandalizzata", la testimonianza di Paolo Bernardi, gestore del bar “Il Ritrovo” dentro l’autostazione dei bus a Lampugnano.

Roberto Giangreco, responsabile del “Dany Bar“ di via Vittor Pisani, vicino alla Stazione Centrale, fa intendere che ci vuole un fegato così per pulire i bagni aperti al pubblico. "Io l’ho fatto per 15 anni prima di salire di livello… Posso dire che i clochard che conosciamo non sporcano mai. Per nulla “signore“, invece, sono quelle turiste straniere che abbandonano i loro assorbenti ovunque, tranne che nel cestino apposito; anche dentro il wc, finendo per intasarlo. Poi ci sono quegli operai dei cantieri che vanno in bagno a lavarsi lasciando il lago ma, rispetto ad altri, è un disagio minore".

"Talvolta bisogna mettere anche in preventivo il furto di carta igienica e sapone. Impossibile risalire ai colpevoli perché è illegale installare telecamere dentro un bagno pubblico", puntualizza Giovanni Papa da “The Street Bar“ di via Antonio da Recanate. Il fenomeno “cafonal” attecchisce anche in centro storico.

"Mai avuto problemi coi senza fissa dimora di nostra conoscenza. Chi si mostra privo di bon ton sono alcuni turisti stranieri, soprattutto quelli arroganti e pieni di soldi, convinti di poter fare tutto, come non tirare lo sciacquone, lavarsi i piedi nel lavandino o attaccare l’assorbente alla parete… Galateo sconosciuto pure a molti ragazzini" incalza Tiziano Roj de “I panini della Befi“ in via Passarella.

Alla fine a patire meno disagi sono i bar di quartiere in periferia. "La nostra clientela è perlopiù fissa e lascia il bagno come vorrebbe trovarlo: pulito. Abbiamo anche pochissimi furti", assicura Gino Wu del bar tabacchi “Il Girasole“ di piazzale Ferrara, al Corvetto. Per Nicola Langiù del café “Civico 39“ di via Padova il problema, prima, era soprattutto di scortesia: "C’erano persone che non solo non erano disposte a pagare un bicchiere d’acqua ma neppure dicevano buongiorno prima di guadagnarsi un passaggio al bagno. Abbiamo risolto introducendo l’obbligo di chiedere le chiavi al bancone. Così almeno un saluto lo devono rivolgere".