FABIO FLORINDI
Cronaca

Affari e cultura nella città magica, l'avvocato Negri Clementi si racconta

Gianfranco Negri-Clementi decano degli avvocati e curatore della collana «Il diritto dell’Arte»: "Milano è una città magica"

L’ufficio e la casa sono attigui prima l’avvocato abitava in via Grossi vicino alla Galleria

 Milano, 27 novembre 2016 - Decano degli avvocati d’affari di Milano, Gianfranco Negri-Clementi è nato a Roma 85 anni fa. Durante la sua lunga carriera è stato membro del consiglio di amministrazione di importanti società e di numerosi organismi di vigilanza. È professore di Corporate Governance presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca e curatore della collana «Il Diritto dell’Arte».

Avvocato, lei è un milanese doc?

«La mia famiglia è valtellinese e si è trasferita nell’800 a Milano. Io sono nato a Roma solo perché settimino, ma mio padre ci teneva che la mia educazione e i miei studi fossero totalmente meneghini, tanto è vero che a Milano ho frequentato i corsi universitari e di specializzazione».

Qual è stata la sua prima casa?

«Durante la guerra ho vissuto in Via Tommaso Grossi 1. Il nostro palazzo è stato poi bombardato e oggi, ricostruito, è la sede dell’Hyatt Hotel».

Adesso dove abita?

«In centro, proprio sopra lo studio, perché così ho la possibilità di essere sempre «sul pezzo» giorno e notte».

Dai Falck ai Riva lei è stato l’avvocato di molte grandi famiglie. Qual è il personaggio che l’ha stupita più di tutti?

«Tra le grandi famiglie il personaggio che più mi ha affascinato è stato l’ingegner Carlo Pesenti, un autentico Old Master, vitale, lineare, umano. Oggi si direbbe «selfie», fatto da sè».

Quando ha iniziato a fare l’avvocato?

«Parallelamente all’avvio della carriera accademica, fondando lo studio che gradualmente si è specializzato in diritto commerciale e internazionale, svolgendo attività di consulenza e di contenzioso. Ho avuto la fortuna di lavorare con importanti imprese italiane e, con il crescere del numero e dell’importanza della clientela, sono cresciute anche le dimensioni dello studio: negli anni ’80 ci siamo strutturati su quattro sedi e con un organico di oltre trecento professionisti. Poi nel 2011, ho lasciato lo Studio NCTM, che avevo fondato, e con un ristretto numero di partner abbiamo fondato lo «Studio Legale Associato Negri-Clementi».

C’è un fil rouge che collega questi anni di professione?

«La grande passione per la storia delle aziende e delle sfide che quotidianamente affrontano gli imprenditori. Un «virus» che ho trasmesso anche alle mie due figlie, Antonella – che ha fondato Global Strategy, una società di consulenza strategica e finanziaria – e Annapaola, che lavora in studio con me. Mio figlio Silvio è invece imprenditore».

Come definirebbe Milano?

«Una città magica, perché non si capisce – così schiva quale è – come abbia potuto affermarsi nel mondo dell’impresa e della cultura».

Se fosse sindaco, quali sono le tre cose che farebbe immediatamente?

«Cultura, cultura, cultura».

Il suo quartiere è cambiato negli anni?

«Il centro di Milano ha mantenuto, per fortuna, i lineamenti di una urbanizzazione post agreste: dove fanno premio la molteplicità delle chiese, piccole ma accoglienti, le porte di chiusura militare e culturale e, infine, le facciate di alcuni palazzi mercantili, con vasti giardini all’interno: unici segni di una ricchezza diffusa e serenamente goduta».

La città nel tempo è peggiorata o migliorata?

«La vita in città non mi sembra molto degradata, perché su tutto fa sempre premio il carattere dei milanesi che è disponibile, generoso, mai confidenziale aggressivo, sempre rispettoso. Fin quando questi elementi fondativi della società milanese saranno preservati, la città sarà vivibile».