Avvocatessa trovata senza testa, prima di scomparire scrisse: "Sono perseguitata da tre stranieri"

L’avvocato Cosima Schütterle confidò allo psichiatra: mi minacciano. "Era una donna di alto profilo professionale e di contro un’emotività sofferente, una donna molto sola" di Bruna Bianchi

Corinne Schuetterle

Corinne Schuetterle

Milano, 12 settembre 2014 - Una settimana prima di uscire di nascosto dall’hotel Edelweiss di Resia, in Alto Adige, Cosima Schütterle aveva inviato una mail allo psichiatra forense di Milano a cui confidava problemi col fidanzato che avrebbe dovuto sposare: «Non mi crede». L’avvocatessa tributarista di origine tedesca trovata morta ai piedi del ghiacciaio Bernina in val Poschiavo lo scorso 20 luglio, stava scappando. Scriveva: «Mi hanno violentata e continuano a chiamarmi al cellulare».  «Era sinceramente spaventata - racconta lo psichiatra Marco Frongillo - parlava di un egiziano, un curdo e un siriano». L’8 giugno, cioè quattro giorni dopo aver parlato con lo psichiatra forense divenuto medico curante, Cosima Schütterle ha inviato una mail allo studio legale Sutti di Milano per il quale lavorava: «Non posso più tornare in Italia».

É ancora un giallo il caso della donna trovata senza testa in un luogo impervio dell’Engadina, morta «di stenti e assiderata» secondo quanto ha stabilito l’autopsia effettuata dal medico legale svizzero al ritrovamento dei miseri resti dopo 44 giorni di ricerche. Il sospetto di una fuga frettolosa terminata in una «caduta accidentale», lo raccontano anche altri dettagli: le numerose valigie, la foto col fidanzato e i cellulari lasciati nella stanza dell’hotel. Sulla sua Toyota azzurra quell’11 giugno aveva portato solo i due amatissimi cani Penelope e Amadeus. 

Le minacce di morte erano già state raccontate dall’avvocatessa al portiere cingalese dello stabile di Milano dove aveva abitato per anni con Maurizio, il fidanzato tassista. Cosima si era infine rivolta agli psichiatri. «Era una donna di alto profilo professionale - spiega Marco Frongillo - e di contro un’emotività sofferente, una donna molto sola». Maurizio, di cui era follemente innamorata, liquidava le minacce come paranoiche e infine Cosima ha scelto di cancellare il tanto sospirato matrimonio deciso in aprile, fare le valigie e lasciare Milano.

Le minacce, a suo dire, arrivavano periodicamente tramite sms. Le mandava anche Samir l’egiziano, che il 9 maggio del 2012 è stato da lei denunciato insieme con un connazionale in qualità di vittima di circonvenzione di incapace. I due erano accusati dalla donna di essersi appropriati dei proventi della vendita di un immobile di 900 mila euro di sua proprietà, ma la Procura di Milano aveva ritenuto di archiviare il caso smentendo la consegna agli indagati dell’intero ricavato della vendita e la patologia psichiatrica adotta. Il tutore tedesco della madre inferma di Cosima ha chiesto una seconda autopsia che sarà eseguita a giorni a Coira, in Svizzera, dove sono tuttora conservati i resti della tributarista.

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