NICOLA PALMA
Cronaca

Vaiano Valle, il parco auto abusivo dei rom

Indagine dei carabinieri su finti intestatari di macchine usate per commettere reati. Le vendite a prezzi maggiorati e il prestanome pugliese

Il blitz dei carabinieri il 14 ottobre 2019 al campo di Vaiano Valle

Milano, 6 maggio 2020 - Lo schema era consolidato e andava avanti chissà da quanto tempo, dietro il paravento di fantomatiche società di compravendita. In sostanza, chi voleva commettere un reato utilizzando una macchina “pulita“ si rivolgeva ai nomadi del campo di Vaiano Valle, abitato esclusivamente da discendenti della famiglia bosniaca Selimovic, e ne riceveva un veicolo intestato a prestanomi (consapevoli, secondo le indagini) interni all’insediamento o residenti in altre Regioni (come nel caso del quarantenne leccese che risulta proprietario di una quarantina di vetture). Il prezzo veniva maggiorato come minimo del 50% perché quella auto avrebbe garantito la sostanziale impunità per chi la usava: nessuno avrebbe mai potuto ricollegarla al reale utilizzatore, visto che il passaggio di proprietà non era mai stato effettuato; e di contro gli intestatari di facciata rischiavano poco, a fronte di un guadagno assicurato. I carabinieri della stazione Vigentino, coordinati dal maresciallo Antonio Falivene, hanno impiegato mesi per ricostruire tutto il meccanismo e per incrociare dati e nomi messi lì apposta proprio per confondere le idee a chi avesse avuto la voglia di ficcarci il naso.

Al termine di un lavoro lungo e certosino, i militari sono riusciti a risalire alla cifra monstre di 131 macchine, le cui targhe sono state radiate dal Pubblico registro automobilistico, e a denunciare sei pregiudicati per intestazione fittizia di beni. L’indagine è scattata il 14 ottobre 2019, quando gli investigatori dell’Arma entrarono nell’insediamento dell’estrema periferia sud per effettuare un controllo: a fine giornata, furono portate via col carroattrezzi sei vetture, alcune di proprietà di prestanome e altre sprovviste della carta di circolazione. Gli approfondimenti hanno fatto emergere un modus operandi replicato all’infinito e hanno portato i carabinieri sulle tracce di Suv, berline e semplici utilitarie: solo per fare un esempio, un’Audi Q7 è stata ritrovata a Palermo, il che ha subito fatto ipotizzare che nell’affare sia entrato pure qualche esponente della criminalità organizzata siciliana, a caccia di veicoli fantasma. Tra i sei indagati risultano esserci due uomini e quattro donne, alcune delle quali potrebbero essere direttamente legate ai Selimovic: un prestanome aveva la disponibilità teorica di 40 auto, un altro di una trentina. Oltre alle denunce , i militari hanno contestato alla cricca violazioni al Codice della strada – in particolare all’articolo 94 bis che punisce chi nasconde il reale proprietario della vettura – per un ammontare complessivo di 69.920 euro. Al momento, sono state sequestrate 20 macchine per un valore sul mercato pari a circa 50mila euro.