
Scuola e disabilità, un rapporto difficile acuito dall’emergenza sanitaria
Questo articolo è contenuto nella newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e il commento di un ospite. Per ricevere via mail la newsletter clicca su www.ilgiorno.it/buongiornomilano
Milano, 2 aprile 2021 - Il piccolo Luca è tornato a scuola, in una classe composta da 21 bambini con disabilità o disturbi cognitivi, e almeno può partecipare a quelle lezioni che a distanza erano impossibili da seguire. Dalle 8.30 alle 12.30, per cinque giorni su sette, è seguito dagli insegnanti presenti, mentre uno schermo lo separa dalla maggior parte dei compagni ancora collegati da casa. "Per nostro figlio il 2020 è stato un anno perso, ha subito una regressione che ha cancellato tanti progressi conquistati", spiega la madre. Luca, che indichiamo con un nome di fantasia, ha 9 anni ed è uno delle migliaia di bambini e ragazzi autistici che stanno subendo le conseguenze della pandemia. Il disturbo gli è stato diagnosticato quando aveva solo 18 mesi di vita, grazie anche all’attenzione della famiglia che ha saputo cogliere i segnali. "A febbraio 2020 ci siamo trovati con scuole, piscine e centri di terapia chiusi all’improvviso – racconta la madre – e noi siamo stati completamente dimenticati. La scuola è stata colta impreparata e per mio figlio era impossibile seguire le lezioni a distanza, non riusciva a concentrarsi e abbiamo dovuto rinunciare".
Dopo la prima fase d’emergenza la situazione è migliorata lentamente anche nella scuola elementare pubblica frequentata dal bambino, alcuni servizi sono stati riaperti ma restano i segni di un anno nero. "Il disagio si avverte nell’aumento delle stereotipie, cioè la ripetizione di una sequenza invariata e costante di comportamento – racconta la madre –. Prima del 2020 stavamo seguendo un percorso per abituare nostro figlio a muoversi in autonomia anche con semplici azioni, come ad esempio andare dal parrucchiere o al supermercato, rispettare il turno in un negozio. Dovremo ricominciare tutto da capo". La famiglia è seguita da Spazio Aperto Servizi, cooperativa milanese che da quasi 25 anni è in prima linea per sostenere famiglie e bambini che vivono in prima persona l’autismo. Attualmente – grazie a 3 distinti poli operativi in città – segue 250 persone tra i 2 e i 65 anni di cui 60 adulti e 190 tra adolescenti e minori. "Negli anni i casi sono aumentati – spiega la presidente, Maria Grazia Campese – anche grazie a progressi che consentono di diagnosticare il disturbo su bambini molto piccoli. In questa pandemia tutte le persone in condizioni di fragilità sono state destabilizzate e con grandi sforzi stiamo riuscendo a far funzionare regolarmente i nostri servizi, in condizioni di sicurezza". Campese lancia anche un messaggio in occasione della giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, che oggi prevede iniziative di sensibilizzazione in tutto il mondo: "È necessario promuovere un modello di intervento capace di favorire la partecipazione di tutte le reti, formali e informali, che ruotano attorno alla persona. Famiglia, scuola, ma più in generale la comunità e il territorio in cui si vive, sono gli elementi necessari per costruire un vero e proprio progetto di vita".