Si sono conosciuti 12 anni fa in una scuola di formazione professionale. Uno era docente in Comunicazione non verbale, l’altro un suo studente Asperger. Quello studente, però, sapeva unire un accentuato senso della giustizia ad una particolare profondità di scrittura e questo induceva il docente a soffermarsi sui suoi scritti, a leggerli in classe e alla classe. Di pagina in pagina, i due finivano col leggersi sempre meglio, col conoscersi sempre meglio e, una volta finito quel ciclo di studi, il loro rapporto è proseguito fuori dalla classe: il docente ha continuato a seguire lo studente Asperger, ma come educatore. Difficile individuare il momento esatto in cui un incontro diventa un’amicizia. Più facile individuare il momento esatto in cui i due sono diventati compagni di palco, complici in arte, attori nello stesso spettacolo. Sì, perché i due, dopo una condivisione durata 12 anni, hanno deciso di dar vita ad “Autismeggiando“, uno spettacolo teatrale nel quale si racconta la vita di un ragazzo Asperger. Decisivo l’aiuto e il sostegno del teatro che ha ospitato le prime repliche (poco prima del Covid) e ne ha ospitate altre questo settembre, per le scuole: il Teatro Officina.
"A me – spiega Alessandro Arbuzzi, 53 anni, l’educatore – colpiva il fatto che le persone autistiche o Asperger fossero interpretate da neurotipici. Così mi son detto: perché non farlo noi? Perché non possiamo raccontare noi questo mondo?". Il riferimento è a Francesco Gamba, 31 anni, il ragazzo che ha conosciuto 12 anni fa. "Francesco ha iniziato a scrivere il copione ma – sorride Alessandro – si è lasciato prendere la mano: ne è uscito un tomo di 200 pagine, qualcosa di impossibile da proporre in teatro". Quelle pagine, poi, sono diventate molte meno: quante ne basta per un dialogo di 45 minuti. A dialogare sono loro, ovviamente: Alessandro e Francesco. Ma, soprattutto, quelle pagine hanno cambiato colore: "Lo spettacolo, nella sua prima versione, era molto diverso da quello che è oggi – svela Francesco –. In quelle 200 pagine, e nelle 2 ore e più che sarebbero servite per raccontarle, avevo messo troppa rabbia, avevo finito con lo sfogarmi per tutto quello che mi era capitato nella mia vita autistica. Alessandro e lo staff del Teatro Officina mi hanno convinto ad attenuare la rabbia, a preferirle l’ironia". Ed oggi, nei 45 minuti di spettacolo, si racconta proprio questo: "Sul palco io e Alessandro discutiamo della sceneggiatura mentre la mettiamo in scena". La grande risorsa del metateatro.
"Francesco – raccontano Massimo De-Vita, Enzo Biscardi e Daniela Airoldi Bianchi, responsabili del Teatro Officina – ha una una grande capacità di interagire col pubblico, lo percepisce, una grande vena comica e, non ultima, una grande consapevolezza di sé". "A me – conferma Alessandro – ha colpito la consapevolezza e la profondità delle domande che Francesco rivolge a se stesso. E il saper prendere atto di alcune sue contraddizioni. Ce le abbiamo tutti". "Noi – prosegue De-Vita – abbiamo contribuito facendo il minimo indispensabile, abbiamo dato a Francesco qualche nozione di base sulla comunicazione teatrale, per il resto abbiamo voluto che si assumessero loro la responsabilità del dire e che ci fosse meno struttura possibile per lasciar trasparire la relazione tra Alessandro e Francesco, per fare emergere il loro incontro. Ecco – conclude De-Vita – la parola chiave di questo spettacolo e, ancor prima, del nostro teatro, è proprio “incontro“. Il loro dialogo sulla sceneggiatura è diventato un momento teatrale semplicemente perché, una volta sistemate due cose, è venuta fuori la relazione che li unisce". Francesco, a tal proposito, ha parole che non è il caso di definire con questo o quell’aggettivo, parole solo da ascoltare: "Alessandro per me è prima di tutto un amico. Se fossi stato neurotipico, probabilmente, non avrei mai potuto incontrare alcune persone alle quali oggi sono tanto legato". Le scelte di Alessandro – pure cantautore – sono un racconto nel racconto: "All’inizio ero un educatore generico poi, 15 anni fa, ho scelto di dedicarmi alle persone Asperger perché sono patrimoni inesplorati: ogni volta resto impressionato dalla vastità dei loro interessi e dall’ampiezza dei loro punti di vista. Francesco ha imparato a leggere a 3 anni, ha iniziato la Divina Commedia a 6, ha pubblicato una raccolta di racconti e gestisce un cineforum. Eppure le persone Asperger e, più in generale, le persone con disabilità vengono sempre confinate a fare lavoretti idioti e si ritiene che debbano sempre imparare, che debbano fare corsi per qualsiasi cosa quando, invece, hanno competenze, interessi e talento". Vedere per credere Francesco sul palco.