STEFANIA TOTARO
Cronaca

Associazione a fini di terrorismo. Cinque anni e mezzo, poi espulsione

Sesto, la Corte d’assise di Monza ha condannato Mohamed Nosair per la propaganda via social all’Isis

Associazione a fini di terrorismo. Cinque anni e mezzo, poi espulsione

Il figlio di Mohamed Nosair intervistato dopo l’arresto aveva difeso a spada tratta il padre

Condannato a 5 anni e mezzo di reclusione e poi all’espulsione dall’Italia per l’accusa di avere "scaricato e condiviso" video inneggianti al terrorismo. È la pena decisa dalla Corte d’assise di Monza per Mohamed Nosair, 50enne egiziano abitante a Sesto San Giovanni. I giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici e la confisca del telefonino di Nosair e dei suoi profili social già sottoposti a sequestro dove, secondo l’accusa, "postava, anche in gruppi di centinaia di persone, audio e foto di propaganda sulla Shaaria, video di attentati e decapitazioni, dispacci Isis su vittime militari e civili, con l’obiettivo di contrastare la religione cristiana". Per il 50enne, imputato di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e detenuto in carcere, il pm milanese Alessandro Gobbis aveva chiesto la condanna a 7 anni e mezzo, la stessa ottenuta a Milano a 5 anni dopo lo ‘sconto’ di un terzo della pena per il rito abbreviato di un altro egiziano, Alaa Refaei, 44 anni, muratore residente a Monza. I due erano stati arrestati nell’ottobre 2023 perchè si ritiene che fossero associati ai terroristi dell’Isis, a cui hanno giurato fedeltà. Refaei avrebbe anche tentato di indottrinare il figlio minorenne. "Oh scimmie e maiali, i monoteisti vi sgozzeranno come le pecore", uno dei messaggi ritrovati sui profili Facebook dei due arrestati.

L’operazione fu condotta dalla Digos di Milano, secondo cui tra i due c’era stata "condivisione di video violenti, visualizzati da varie utenze di cui molte collocate in nazioni del Medioriente". Secondo l’accusa gli imputati erano "estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitale per conto dell’Isis, mettendosi a disposizione dell’organizzazione e finanziando cause di sostegno della stessa, alla quale avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà". "Nosair è un padre di famiglia, non credo sia un terrorista – ha dichiarato il pm nella sua requisitoria –. Ma quei video sono stati scaricati e condivisi e io devo tutelare la collettività". Chiedeva invece l’assoluzione dell’imputato il suo legale, l’avvocato Vittorio Platì del foro di Catanzaro. "L’ideologia non è un reato e manca la prova che l’imputato avesse reali contatti con i componenti dell’associazione terroristica perchè da Sesto San Giovanni non poteva certo fare parte dell’Isis – ha affermato il legale –. Inoltre le fonti di intelligence utilizzate non possono essere usate come prova del reato e non si può punire il solo proposito di partecipazione se non è supportato da un atto materiale".