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L’assessore ai servizi civici di Milano: “Rabbia e sconforto per i figli delle coppie omosessuali”

Il Comune ha già dovuto chiamare le famiglie dei neonati, rifiutando l loro atto di nascita: per lo Stato ora saranno figli di nessuno per chissà quanto tempo

L'assessore ai servizi civici di Milano, Gaia Romani

Milano – Da oggi purtroppo, non potremo più formare atti per le coppie omogenitoriali così come per tutte le altre coppie. Lo abbiamo fatto finché abbiamo potuto, ma le pressioni di procura e Prefettura sono diventate tali che rischiare di esporre i dipendenti prima e le famiglie poi era una certezza. C'è stata la rabbia, lo sconforto: sapevamo che le cose con questo Governo sarebbero cambiate". Lo scrive sui social, l'assessore ai Servizi Civici del Comune di Milano, Gaia Romani.

"Abbiamo dovuto chiamare le famiglie di bambini neonati che aspettavano l'appuntamento per il riconoscimento, essere noi a dire loro che non si può più. Che non possiamo più. Come abbiamo sempre sostenuto su questo percorso, non si tratta - né interessa - chi è a favore o contro la Gpa - usata per le il 50% da coppie etero - o la Pma (legale nel nostro paese solo per le coppie etero ex lege 40/2004), si tratta di entrare nella vita concreta dei bambini e delle bambine che si troveranno in un limbo quando rifiuteremo il loro atto di nascita e per lo Stato italiano saranno figli di nessuno per chissà quanto tempo. È questo il punto" aggiunge.

"Si può non essere d'accordo al ricorso delle pratiche che permettono alle coppie omogenitoriali di diventarlo, ma esistono e in molti Paesi sono legali così come i bambini esistono e sono qui, ora. E a dirgli di no devono essere i Comuni perché il Parlamento non ha il coraggio di parlarne, di legiferare. Nel frattempo il Governo respinge queste situazioni, dicendo "beh c'è l'adozione", cioè dando soluzioni che non sono vere soluzioni, per come è fatto il nostro paese oggi e per come è fatto il suo sistema giudiziario”.

“Tutto questo è miope e crudele" dice ancora Romani. "Questa settimana incontreremo le famiglie una per una, approfondendo la situazione caso per caso, per suggerire la via migliore per la loro situazione in questo momento o anche semplicemente per stargli vicino, per dirci che ci dispiace ma che la battaglia per il pieno riconoscimento dei diritti di ogni famiglia continua. E un giorno, le nostre saranno lacrime di gioia" conclude.