COSIMO FIRENZANI
Cronaca

Artigiano in fiera: creatività e solidarietà, binomio vincente

L'evento, in programma dal 30 novembre all’8 dicembre, dà spazio ad un’economia attenta ai bisogni delle persone

In Fiera saranno esposti anche i prodotti realizzati dalle donne iraniane

Rho (Milano), 22 novembre 2019  - Artigianato vuol dire anche solidarietà. Gli esempi non mancheranno all’Artigiano in Fiera, manifestazione in programma dal 30 novembre all’8 dicembre nel polo Fieramilano di Rho Pero. «Una delle caratteristiche di Artigiano in Fiera è porre al centro la persona: uomini e donne che esprimono attraverso il loro lavoro l’umanità in azione generando una serie di fattori che trasformano e contribuiscono al cambiamento della società di oggi – spiega Antonio Intiglietta, presidente di Ge. Fi., la società che organizza la manifestazione – L’artigianato e Artigiano in Fiera rappresentano il principio di una concezione diversa di economia che non si basa sul concetto di consumo della persona per produrre, né sui consumatori come oggetto da cui guadagnare, ma sul concetto di persona come soggetto creativo e che riceve. Si può parlare in questo senso di economia a dimensione umana».

Un esempio è il marchio Redo Upcycling nato a Trento nel 2014 dalla cooperativa Alpi (Avviamento al Lavoro su Progetti Individualizzati). Attraverso i loro laboratori, il progetto Redo Upcycling coinvolge e dà lavoro a oltre 30 persone nella produzione di accessori di moda. La loro missione è valorizzare competenze e creatività dei richiedenti asilo, categorie protette e persone in reinserimento sociale. Ogni articolo di Redo è originale, numerato per garantirne l’assoluta unicità, fabbricato a mano utilizzando esclusivamente materiale riciclato nel pieno rispetto dell’ambiente. Scarti di produzione e materiali destinati al macero (segnaletica, banner pubblicitari, plastiche) vengono trasformati in borse, zaini o valigie, prodotti esclusivi nel colore e nel design.

Significativa è anche la storia di Lida Hakimpour, giovane artista di Kerman, una città periferica a ridosso del deserto in Iran. Lida a soli 25 anni si fa spazio in una mentalità conservatrice, decidendo di studiare arte. Grazie alle nuove competenze apprese, impara l’arte del Pateh, il tradizionale ricamo a mano tipico della zona, rinnovandolo completamente. Oggi crea vestiti, scarpe, borse e gioielli fino a lanciare un vero e proprio brand di moda: Mahisiah. Nella sua attività è riuscita a coinvolgere 30 giovani donne tra i 18 e i 30 anni permettendo loro di esprimere la propria creatività e abilità. Dal Marocco all’Egitto, all’Algeria, in un contesto economico singolare, sono le cooperative a creare migliori prospettive di vita soprattutto per le donne, valorizzando sempre più la loro persona e il loro valore. Un esempio viene da Azrou, in Marocco, con la cooperativa Anmil Dahabia di Toda Hassan, finalizzata alla riabilitazione e all’integrazione delle ragazze provenienti da zone rurali attraverso laboratori di ricamo, maglieria e cucito. L’azienda, il cui nome significa «dita d’oro» è specializzata in prodotti tessuti a mano.