La fuga da film di Artem Uss. Quattro auto per depistare e l’ombra dei servizi segreti

Milano, un piano da spie per fare evadere da Basiglio l’imprenditore russo figlio del governatore di Krasnoyarsk. La certezza: un lavoro da esperti. In quella casa anche i diplomatici del Cremlino

Aleksandrovic Artem Uss, 40 anni, è evaso da Basiglio mercoledì pomeriggio

Aleksandrovic Artem Uss, 40 anni, è evaso da Basiglio mercoledì pomeriggio

Quattro macchine mai viste prima da quelle parti. Su quale di queste è salito Artem Uss? Ruota anche attorno a questa domanda l’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Corsico sulla rete di complici (almeno cinque o sei quelli "operativi") che ha aiutato l’imprenditore russo a evadere dai domiciliari, all’indomani della sentenza della Corte d’Appello che ha dato il via libera alla sua estradizione negli Stati Uniti.

Le riprese

Le telecamere che monitorano la zona di Cascina Vione a Basiglio riprendono il momento in cui il quarantenne esce dal complesso residenziale in compagnia di un altro uomo: sono le 14.07 del 22 marzo. Fino a ieri, l’ipotesi principale era che Uss fosse salito con il complice a bordo di un’auto nera e che dopo alcuni chilometri avesse fatto un cambio macchina per proseguire via terra verso la frontiera.

Il possibile depistaggio

Ora  c’è una pista alternativa: che quell’auto sia stata soltanto uno specchietto per le allodole e che in realtà il figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk sia salito su uno degli altri tre veicoli "misteriosi" censiti nella zona in quei minuti, di cui uno di grossa cilindrata, e che con quello abbia compiuto almeno la prima parte del viaggio che quasi certamente lo ha portato già nelle ore successive a uscire dall’Italia da Est.

La moglie

Maria Yagodina lo ha preceduto di nove giorni, rientrando in Russia il 13 marzo con la motivazione di dover accudire il figlio minorenne e assicurando che sarebbe tornata il 17 aprile, nonostante la richiesta di domiciliari, accolta dai giudici il 27 novembre, fosse vincolata anche al fatto che sarebbe stata proprio la donna a prendersi cura del marito nell’appartamento affittato a Basiglio. In realtà, stando a quanto risulta al Giorno ,Yagodina sarebbe mancata da casa per altre due volte nel periodo iniziato il 2 dicembre, il giorno in cui il russo è entrato nell’abitazione di Borgo Vione con il braccialetto elettronico alla caviglia. In sua assenza, all’imprenditore – accusato di contrabbando di petrolio dal Venezuela ed esportazione illegale di tecnologie militari da New York a Mosca – pensava una specie di tuttofare originario dell’Est Europa, che faceva la spesa e si occupava di tutte le sue esigenze.

Le visite

Non era l’unico autorizzato a entrare in quell’appartamento per far visita a Uss per vari motivi: oltre ai suoi legali e all’interprete, potevano accedervi pure alcuni esponenti di spicco della diplomazia russa in Italia, che sono andati a trovarlo pure in carcere. Intanto, l’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, si sta concentrando anche su un possibile "secondo livello", vale a dire su chi avrebbe assoldato coloro che hanno materialmente prelevato l’imprenditore per farlo fuggire. Un aspetto che contempla ovviamente un intervento esterno dei Servizi segreti di Mosca, visto che non risulta che il quarantenne avesse contatti così radicati nel nostro Paese da consentirgli di organizzare tutto da solo.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro