
L’auto con una persona al volante. Un uomo con uno zaino in spalla che apre la portiera e si siede sul lato passeggero. La macchina che si allontana. Le telecamere hanno ripreso almeno la prima parte dell’evasione di mercoledì pomeriggio di Aleksandrovich Artem Uss, imprenditore russo e figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk Krai, bloccato a Malpensa il 17 ottobre scorso mentre stava per imbarcarsi con la moglie su un volo diretto a Istanbul in esecuzione del mandato d’arresto emesso il 26 settembre dagli Stati Uniti per una serie di reati che vanno dal contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia in violazione dell’embargo alla frode bancaria, dal contrabbando di tecnologie militari dagli Usa verso la Russia al riciclaggio.
Ventiquattro ore prima che il quarantenne sparisse dall’appartamento di Basiglio, dando vita a un caso spinosissimo che viene seguito con estrema attenzione sull’altra sponda dell’Atlantico e che si innesta su rapporti già tesissimi tra Washington e Mosca, i giudici della Corte d’Appello di Milano avevano dato il via libera all’estradizione per le prime due accuse contestate, respingendola per le altre due. Uss ha deciso di sparire nel nulla prima dell’eventuale pronunciamento della Cassazione sul ricorso presentato dai legali, mettendo in atto un piano studiato nei minimi dettagli: si è portato con sé il braccialetto elettronico (abbandonandolo in un secondo momento), lasciando in casa la "base" che tramite una rete wireless disegna attorno all’abitazione un perimetro da non superare; quando alle 14.07 è arrivato l’alert, Uss aveva già acquisito un buon vantaggio sui militari (che controllavano la casa due volte al giorno e che l’ultima volta ci erano stati due ore e mezza prima), incrementato dalla porta blindata chiusa e dalla tv accesa.
Il russo era passato dal carcere ai domiciliari il 2 dicembre. Nell’ordinanza che ne ha disposto il trasferimento, si legge che la difesa ha motivato la richiesta spiegando che Uss aveva progressivamente spostato i propri interessi "economici e familiari in Italia" (diventando consigliere di una società che gestisce un hotel in Sardegna) e che la moglie Maria Yagodina aveva acquistato nel giugno 2022 un immobile (oggi in ristrutturazione) nel medesimo complesso residenziale in cui si trova l’appartamento in affitto da cui il russo è fuggito. La stessa moglie che, nonostante si fosse "resa disponibile ad accogliere il signor Uss assicurandone tutte le esigenze di vita", il 13 marzo (nove giorni prima della sparizione del marito) è rientrata in Russia per accudire il figlio minore della coppia, assicurando che sarebbe tornata il 17 aprile.
Una concomitanza che lascia aperta l’ipotesi che il viaggio per motivi familiari non sia stato causale. Tutti elementi che i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Corsico stanno mettendo in fila per dare la caccia all’imprenditore, che è accreditato di disponibilità economiche ingentissime e che quasi certamente è già espatriato: le verifiche alle frontiere (aeree e di terra) non hanno dato esito, il che fa pensare che Uss sia riuscito a eludere i controlli o che abbia usato documenti falsi. È possibile che Uss abbia raggiunto in macchina un aereo privato: in teoria, le generalità di chi viaggia su quei velivoli deve essere comunicata, ma alcuni casi recenti insegnano che spesso ciò non avviene.