Artem Uss, il cellulare segreto e i presunti complici. L’ombra dei Servizi di Mosca

L’imprenditore non aveva con sé il telefono a Malpensa, se lo sarebbe procurato dopo Carabinieri sulle tracce dell’auto. Incontro in Procura tra inquirenti italiani e autorità Usa

Artem Uss

Artem Uss

Milano - Non lo aveva con sé quando è stato bloccato il 17 ottobre all’aeroporto di Malpensa, prima di imbarcarsi su un volo per Istanbul con la moglie Maria Yagodina. È comparso la prima volta il 13 marzo, il giorno in cui è stato eseguito a Basiglio il sequestro dei dispositivi elettronici relativo al mandato di cattura emesso il 26 settembre dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti; tuttavia, non essendo presente nell’elenco degli oggetti che Aleksandrovic Artem Uss deteneva al momento dell’arresto, gli investigatori della Finanza delegati dalla Procura non lo hanno requisito, anche se ne hanno lasciato traccia nel verbale su tutto ciò che era stato trovato in casa in quell’occasione.

Stiamo parlando di un cellulare, che, stando a quanto risulta al Giorno , l’imprenditore russo potrebbe aver utilizzato dal momento in cui è passato dal carcere ai domiciliari (dal 2 dicembre in avanti) e che non è stato trovato dai carabinieri intervenuti nell’abitazione di Borgo Vione subito dopo l’evasione del figlio quarantenne del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk Krai. È anche su quel telefono e sul traffico che ha generato nelle ultime settimane che si stanno concentrando gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di via Moscova e della Compagnia di Corsico, coordinati dal pm Giovanni Tarzia, che da mercoledì scorso stanno indagando senza sosta sulla sparizione di Uss. Il russo – ricercato negli States per una serie di reati che vanno dal contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia alla frode bancaria, dal contrabbando di tecnologie militari dagli Usa verso la Russia al riciclaggio – è uscito alle 14.07 del 22 marzo con uno zaino in spalla dal complesso residenziale extra lusso di Basiglio ed è salito a bordo di un’auto guidata da un uomo. I militari stanno seguendo le tracce di quella macchina, che potrebbe aver portato Uss all’estero.

La dinamica della fuga fa pensare a un piano preparato nei minimi dettagli e al coinvolgimento di diversi complici (oltre al conducente del veicolo) nelle varie fasi che hanno portato al quasi certo superamento della frontiera, forse utilizzando documenti falsi. E proprio su questo fronte si allunga sempre più inquietante l’ombra dei Servizi segreti di Mosca, che potrebbero aver giocato un ruolo tutt’altro che secondario nell’espatrio: "Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss", la frase pronunciata da Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin, il 21 ottobre e che oggi torna alla mente. Intanto, ieri pomeriggio è andato in scena nell’ufficio del procuratore capo Marcello Viola un vertice tra inquirenti milanesi e alcune autorità americane: un incontro in parte diplomatico in parte operativo per fare il punto della situazione.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro