ROBERTA RAMPINI
Cronaca

Arioli, l’artigiano della birra: "Milano stancante e stupenda. Piango perché non vivo più lì"

Nato alla Barona, ha studiato in Statale ma ora casa sua è Appiano Gentile "Ogni tanto mi prende la nostalgia, ma avere un nido in città costa una fortuna".

Arioli, l’artigiano della birra: "Milano stancante e stupenda. Piango perché non vivo più lì"

Nato alla Barona, ha studiato in Statale ma ora casa sua è Appiano Gentile "Ogni tanto mi prende la nostalgia, ma avere un nido in città costa una fortuna".

Il suo è stato un viaggio di andata e ritorno. Non uno solo, ma più viaggi, per motivi differenti. Da Milano alla provincia di Como. Con tanta nostalgia e una sola certezza, "Milan l’è un gran Milan, ghe nient de fà". È la storia di Agostino Arioli, milanese di nascita, comasco d’adozione, uno dei padri della birra artigianale italiana, anima del Birrificio Italiano, aperto a Lurago Marinone nel 1996 e dak 2017 con un’insegna anche a Milano, in via Ferrante Aperti.

Arioli è stato l’ inventore della Tipopils, prima bassa fermentazione con Dry Hopping al mondo, una birra che ha segnato la storia del movimento artigianale indipendente italiano.

Innovatore e alchimista per vocazione, nel 2023 ha creato anche una sua linea di sette distillati, Birrificio Italiano Spirits, di cui fanno parte l’Amaro Marasso, il Capparis, quattro versioni di Albedo e Drytto, un London Dry Gin.

Qual è il suo rapporto con la città di Milano?

"Sono nato nella clinica Macedonio Melloni, cresciuto alla Barona, ma ci sono stato poco perché la mia famiglia quando ero ancora piccolo si è trasferita in campagna vicino a Fino Mornasco. Sono tornato a Milano negli anni dell’università, dal 1987 al 1992, frequentavo la facoltà di Agraria, abitavo in viale Tibaldi in una ex casa popolare di mia nonna che mi preparava amorevolmente la cena alla sera. Infine sono tornato a vivere a Milano nel 2011 e ci sono rimasto fino al 2023, tra viale Forze Armate e più recentemente Bovisa. Io adoro Milano! E spesso, nonostante ora viva in un posto bellissimo, Appiano Gentile in provincia di Como, vicino ad un bosco magnifico, vicino al posto dove lavoro che raggiungo in bicicletta, passando in mezzo al verde, Milano mi manca e ogni tanto ho proprio nostalgia, non me ne sarei mai andato".

Come mai ha scelto di lasciare Milano?

"Purtroppo alla mia età, non veneranda, però insomma ho 59 anni, la metropoli è stancante e c’è bisogno di una cuccia, di un nido che ti possa rinfrancare, dove tu possa stare tranquillo, fino al momento in cui esci di nuovo per affrontare ancora la meravigliosa Milano che è una città che offre tutto, ci sono i mezzi, c’è bellezza, angoli straordinari e la puoi anche attraversare a piedi, se vuoi. Milano è bella, ma per avere il nido che cercavo ci vuol un budget che non è più il mio purtroppo, quindi sono arrivato alla decisione di andare a vivere in campagna e tornare nelle zone dove si era trasferita la mia famiglia quando piccolo. Ma ammetto che ogni tanto piango per non essere più lì".

La tua avventura è iniziata nel 1996 con l’apertura del primo birrificio a Lurago Marinone, ma era frequentato da tanti milanesi, che facevano la gita fuori porta per assaggiare la tua birra.

"Assolutamente sì. Ricordo che in quegli anni, non essendoci molte alternative su Milano, venivamo tantissimi milanesi, erano giovani appassionati della birra, ma anche persone coinvolte nel nascente movimento della birra artigianale e semplicemente persone curiose, che venivano per assaggiare o per festeggiare, perché da noi si stava e si sta bene. Erano entusiasti".

Oggi i milanesi preferiscono fare l’aperitivo con la birra artigianale o lo spritz?

"Temo che, anche se la birra artigianale ormai è molto conosciuto e apprezzata, i numeri diano ragione allo spritz, del quale non sono un grandissimo fan. Ma posso dire tranquillamente che in questi trent’anni le abitudini sono cambiate tantissimo e tanti milanesi si sono spostate verso la birra, soprattutto quella artigianale. Non dimentico che le prime volte che venivano da noi per fare l’aperitivo e gli davo la birra per loro era una cosa inusuale. Adesso non è più così".

Da qualche anno ti sei buttato anche sui distillati, come mai? "Non c’era nessuna necessità, è stato solo un capriccio, volevo continua a divertirmi con gli spirits e all’Amaro Capasso di cui sono stato co-autore a Strada Ferrata ho aggiunto altre ricette. È un modo per continuare ad esaltare l’arte artigianale e la creatività italiana"

mail: roberta.rampini@ilgiorno.it