ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Apre lo Spazio Marchini. Da “garzone di bottega“ a grande artista e docente

A 236 anni dalla nascita, oggi al Castello Mediceo visita guidata gratuita alla collezione di 13 opere dello scultore che firma anche due statue al Duomo.

Apre lo Spazio Marchini. Da “garzone di bottega“ a grande artista e docente

Apre lo Spazio Marchini. Da “garzone di bottega“ a grande artista e docente

Da garzone di bottega a scultore poliedrico, capace di lavorare il marmo, il legno e la creta. Docente al liceo artistico di Milano e successivamente all’Accademia di Brera, realizzatore di due statue, un’Annunciazione e un San Bernardo da Chiaravalle, tuttora esposte nel Duomo di Milano. L’estro di Vitaliano Marchini, artista melegnanese scomparso nel 1971, all’età di 83 anni, rivive oggi in un evento a lui dedicato.

In occasione della data del suo compleanno (era nato il 18 febbraio 1888), nel pomeriggio verrà eccezionalmente aperto lo Spazio Marchini, ossia quella porzione del castello di Melegnano che racchiude 13 delle sue opere. Dalle 15.30 alle 18.30, ingresso libero e visite guidate, a cura di Mirko Agliardi, per tutti gli interessati. "L’obiettivo è rendere omaggio a un artista la cui importanza ha travalicato i confini locali – commenta Luciano Passoni, ideatore dell’iniziativa, patrocinata dal Comune –. Da qui potrebbe prendere le mosse un percorso di valorizzazione di Melegnano dal punto di vista turistico-culturale".

Di umili origini, Vitaliano Marchini era figlio di Angelo, un cordaio di Carpiano, e Maria Stella Maestri, di Cervignano d’Adda. Sua madre morì poco dopo il parto. All’età di 12 anni, suo padre lo portò dalla nonna materna, a Milano, affinché potesse imparare un mestiere. Dopo alcune esperienze come apprendista fornaio e muratore, il giovane finì a fare il garzone marmista. E ne rimase affascinato. Da quel momento la sua vita fu tutta dedicata all’arte.

"Nonostante abbia vissuto a lungo a Milano e poi a Mergozzo, dove la sua famiglia si era rifugiata nel 1943, ai tempi dei bombardamenti, mantenne sempre un certo legame con Melegnano, sua città d’origine, dove trascorse anche gli ultimi mesi della sua vita, fino alla morte – racconta Passoni –. Persona schiva e riservata, ha lasciato anche numerosi scritti biografici. Non ebbe figli; le opere esposte al castello sono frutto del lascito di un nipote ora scomparso, Giuseppe Marchini".

Con le linee essenziali delle sue opere, lo scultore melegnanese fu tra gli esponenti del “Ritorno all’ordine“, corrente che puntava a una riscoperta dello stile classico dopo l’esperienza delle Avanguardie artistiche.