Orrore a Milano, a 90 anni legata e uccisa: trovata morta nell'agriturismo di famiglia

Gli inquirenti non escludono una rapina dietro l’aggressione violenta

La polizia scientifica al lavoro

La polizia scientifica al lavoro

Milano, 6 gennaio 2020 - Era in camera da letto, vestita da giorno, coi polsi legati da una striscia di stoffa e uno straccio, o un asciugamano, avvolto intorno alla testa. Forse un riflesso di pietà di chi l’ha ammazzata con molta violenza, forse un tentativo pratico di contenere il sangue uscito dalle profonde ferite alla testa, perché il corpo della novantenne Carla Quattri Bossi, in base ai primi rilievi della polizia scientifica di Milano, sarebbe stato trascinato da un’altra stanza del piccolo appartamento a pianterreno della cascina gialla dove l’anziana viveva. E dov’è stata trovata ieri mattina poco prima delle 10, dalla segretaria del Podere Ronchetto, azienda agricola e aspirante agriturismo all’estrema periferia Sud di Milano.

I poliziotti della squadra mobile di Milano, guidati dal dirigente Marco Calì e coordinati dal pm Gianluca Prisco, indagano per omicidio in questa frazione di Ronchetto delle Rane, tre cascine antiche e una batteria di condomini oltre alle villette a schiera costruite vent’anni fa. Chi è cresciuto coltivando questa terra la chiama «il Borgo», e fa parte degli autoctoni la famiglia Bossi, che fino a pochi anni fa gestiva la Cascina Gaggioli, azienda agricola con agriturismo e rivendita di prodotti, riso, carni; affittavano anche i barbecue per le grigliate, ricordano alcuni recensori nostalgici su Tripadvisor. 

Al Ronchetto tutti conoscono come «brave persone» i Bossi, il compianto Nino, la signora Carla e i loro quattro figli, due femmine e due maschi, uno dei quali, agronomo, gestisce il Podere Ronchetto che al momento è in parte in ristrutturazione e ha all’interno un’area di sosta per i camper. Il figlio abita in un altro edificio nella tenuta, ma sabato notte non c’era, aveva raggiunto la famiglia in vacanza. C’erano la signora Carla, due dipendenti d’origine africana e uno bulgaro che abitano ai piani superiori della cascina principale, e un quarto lavorante, filippino, che sta in una casina dalla parte opposta del cortile. Tutta gente tranquilla, dicono nel Borgo, che sta con la famiglia da tempo così come altre due persone che dormivano nei camper.

Nessuno avrebbe udito nulla, fino all’urlo della segretaria (anche lei impiegata storica) che ieri mattina ha squarciato il silenzio della campagna, poco prima della messa nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo ai Tre Ronchetti, che è appena dietro l’angolo. Non perdeva una funzione, la signora Carla, e andava a piedi, ché a novant’anni era in gran forma, a parte un problema all’anca corretto col bastone. Guidava ancora la macchina per brevi tragitti, e continuava a tenere i conti dell’azienda, racconta una vicina che è andata a trovarla sabato pomeriggio. Secondo gli inquirenti, in seguito sarebbe stata a messa, e poi sarebbe tornata a casa. Lì le hanno spaccato la testa, con un oggetto che ieri non era stato ancora individuato (la polizia ne ha trovati diversi possibili, coperti di sangue, nell’appartamento).

La morte, in base ai primi accertamenti del medico legale, risalirebbe alla tarda serata. Sul tavolo c’era un piatto, la casa era a soqquadro e ieri era ancora in corso l’inventario per capire se sia sparito qualcosa, ma i familiari hanno spiegato agli inquirenti che lì non c’erano quattrini o gioielli, e nel Borgo i Bossi non son conosciuti come gente facoltosa. Non c’erano segni d’effrazione sulla porta – un portoncino, che Carla chiudeva solo quando andava a letto –, e il cancello principale, sorvegliato da una telecamerina che non produce immagini e fermato da un catenaccio, resta chiuso dalle 23 circa sino a mattina, salvo uscite straordinarie che sabato notte, a quanto si apprende, non ci sarebbero state. Ieri c’era appeso un cartello in carta semplice e pennarello: «Chiuso per lutto».  

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