Antinori sotto inchiesta per altri casi: "Donne con danni permanenti"

Il legale Pizzo: "Minacciato perché dovevo togliermi di torno" di ANNA GIORGI

Severino Antinori (Newpress)

Severino Antinori (Newpress)

Milano, 15 maggio 2016 - Resta sotto sequestro la clinica Matris di via Dei Gracchi. Aperta una quindicina di anni fa, la clinica si presentava come il primo centro di riproduzione assistita in Italia, sul sito della struttura si parla di una lunga esperienza «in tutti i trattamenti di procreazione medico assistita omologa ed eterologa, nel pieno rispetto della normativa italiana». Da tempo gli inquirenti cercano di vederci più chiaro su quanto succedeva davvero in quella clinica, fabbrica dei bimbi in provetta, finita al centro di due inchieste per «furto» e poi «rapina» di ovuli.

Le prime denunce contro Severino Antinori sono arrivate ai Nas a dicembre del 2015. Mille euro per la vendita di ovuli. Peccato però che il professore, secondo l’accusa delle giovani che si sottoponevano al trattamento, non perfezionasse mai i pagamenti. I motivi che il professore accampava per non pagare, secondo l’avvocato delle donne donatrici di gameti della Matris, che sono difese dall’avvocato Giovanni Pizzo, erano diversi. A volte diceva che non erano riusciti ad espiantare gli ovuli, a volte che erano inutilizzabili.

«Ad alcune donne, di età diverse, perché tra le vittime del professore non ci sono solo pazienti che si rivolgevano a lui per gli ovuli, sono stati causati danni gravissimi e permanenti», dice l’avvocato Pizzo, che per aver portato avanti la battaglia di queste donne, oltre una ventina, ha subito minacce. «Minacce serie perché dovevo togliermi di torno, secondo il professore», dice l’avvocato. Una vicenda complicata che riguarda la clinica dei bimbi in provetta, dalle pareti rosa confetto, che sembra invece assomigliare a una clinica degli orrori. E qui lavorava anche la 24enne residente a Malaga, attirata a Milano con la promessa di una lavoro. Lo stage dal famoso medico e poi l’intervento per cisti ovarica, secondo la difesa della 24enne, per espianto degli ovuli consenziente, secondo la difesa del professore Antinori.

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