
Il corpo è stato ripescato ieri. Le ricerche di sommozzatori vigili del fuoco carabinieri e Protezione civile sono scattate subito ma le speranze di ritrovare il ragazzo vivo erano ridotte al lumicino
Cassano d’Adda (Milano) – Uno scherzo crudele del destino, quel cognome che passa di bocca in bocca mentre la voce si spezza e gli occhi si inumidiscono davanti a un ragazzo di 17 anni morto in un pomeriggio di sole. Un bagno nel canale del linificio a Cassano gli è costato la vita. Una leggerezza in un punto vietato, addirittura la proprietà del bacino lì è privata, e domenica non avrebbe dovuto esserci nessuno. E invece Serghei Fortuna, lo studente non ancora maggiorenne che viveva a poche centinaia di metri, era andato con un gruppetto di coetanei a cercare ristoro alla canicola precoce che non dà tregua in questi giorni. Si è buttato nel bacino artificiale, forse gli sarà sembrato più accessibile rispetto dell’Adda, ma non è più risalito.
L’allarme lanciato dagli amici, le ricerche e i temporali in serata che annunciavano già la tragedia. Le speranze di ritrovare vivo l’adolescente si erano ridotte al lumicino dopo un paio d’ore. Nessuno può resistere alla furia delle acque. E il corpo del ragazzo è finito verso la centrale idroelettrica, dove è stato ripescato. Un momento insopportabile per la famiglia di origini moldave, che ha seguito le operazioni senza riuscire a capacitarsi della realtà. Il papà lo cercava con gli occhi insieme a sommozzatori, vigili del fuoco, carabinieri, protezione civile. Operazione scattata subito, ma le possibilità erano pochissime.
Ieri pomeriggio, la fine. Un pugno allo stomaco anche per il sindaco Fabio Colombo, che ha seguito tutto e che nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme con il collega Diego Torri di Trezzo, dopo il primo morto: un 16enne, inghiottito dall’acqua a Concesa. È il mare dei poveri che ogni estate miete vittime senza pietà. “Ho chiesto al prefetto di inviare l’esercito sulle sponde – dice Colombo –, con due agenti in servizio di domenica non possiamo fare molto. Dobbiamo proteggere i giovani. La lista degli annegati si allunga nonostante divieti e controlli. Abbiamo fatto appello alla responsabilità. Ma, non basta. Stiamo pensando a un progetto a scuola”. La rabbia lascia il posto al dolore: “Non si può morire così quando si ha tutta la vita davanti”, ripete il primo cittadino. Il quartiere della Stazione, dove il ragazzo abitava, è avvolto in un’atmosfera irreale. Nessuno ha voglia di parlare. Qualcuno guarda in cielo e manda un bacio a Serghei che non c’è più.