ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Milano, quelle invasioni di animali esotici

Dai parrocchetti al caracal. Il dottor Gerosa: "«Noi curiamo tutti"

Sebastiano Gerosa

Sebastiano Gerosa

Milano 29 gennaio 2019 - Un pitone reale che ha appena fatto la muta e sta poco bene. Una pogona vitticeps, lucertolona australiana con un’importante infezione alla coda (una parte è stata amputata). E pure un camaleonte malato. Sono alcuni “pazienti” ricoverati all’ospedale veterinario San Francesco di via Newton. Tutti affidati alle amorevoli cure del dottor Sebastiano Gerosa, 36 anni, responsabile del reparto «esotici» della clinica, aperta anche come pronto soccorso 24 ore su 24 e in grado di assistere cani e gatti ma anche animali squamati, pelosi e piumati. Qui era arrivato l’anno scorso il caracal, felino selvatico avvistato al guinzaglio a Milano e poi sequestrato dai carabinieri, prima di essere riconsegnato alla sua padrona. Con Gerosa lavora un’équipe specializzata in specie non convenzionali con sette veterinari: le visite sono 40 a settimana, i ricoverati sono dieci.

Dottor Gerosa, per quale motivo ha deciso di specializzarsi in animali così particolari?

«Perché è sfidante. La medicina del cane e del gatto è molto simile a quella umana. Per altre specie occorre conoscenza approfondita della semeiotica, bisogna sapere interpretare i segni che orientano verso la diagnosi, spesso criptici».

Ci faccia un esempio.

«Parliamo del coniglio che, dopo cane e gatto, è il pet più visitato. Non è facile capire quando è malato, perfino quando ha una frattura. Non mostra il suo malessere e per un motivo ben preciso: in natura è una preda, se mostrasse dei segni sarebbe il primo ad essere catturato. Se sta poco bene, smette di mangiare. A chi ne vuole adottare uno spiego sempre che non bisogna chiuderlo in gabbia tutto il tempo. Il coniglio deve essere libero di circolare per casa».

Quali altri animali in clinica?

«Cavie, criceti, cincillà e ratti».

Anche topi?

«Ce ne sono da allevamento. Ma capita che siano stati acquistati come pasto per rettili e poi vengano adottati. Si tengono nelle gabbie quando il padrone non c’è, altrimenti possono circolare in casa. Difficilmente sono aggressivi, se sono stati educati bene. Sono tante le visite a pappagalli, come gli “inseparabili” e parrocchetti».

I parrocchetti sono stati avvistati a Milano. Perché?

«È plausibile che siano emigrati dal Nord Africa. In generale possiamo dire che le specie alloctone nell’ecosistema creano squilibri. Alcune procurano danni impressionanti: il Naviglio è pieno di trachemys scripta elegans, tartarughe d’acqua abbandonate quando crescono. Sono carnivore e fanno sparire tutti i pesci».

E i rettili?

«I più diffusi a Milano sono proprio le tartarughe, di acqua e terra. Poi i camaleonti e, tra i serpenti, boa e pitoni. Gli esemplari velenosi sono vietati».

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