Alessia Pifferi non voleva essere madre: un ex marito e il sogno di ricominciare

Disoccupata, 37 anni, un matrimonio naufragato alle spalle, incinta senza sapere chi fosse il padre. É rimasta una settimana nella casa del nuovo compagno, nella Bergamasca, lasciando sola la piccola

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di Anna Giorgi

In via Parea, al civico 15, quartiere periferico Ponte Lambro, ci sono ancora i bavaglini rosa della piccola Diana stesi alla finestra del primo piano. Lì, al sole da una settimana, da quando Alessia Pifferi, 37 anni, la madre diventata assassina, si era allontanata da casa per raggiungere il nuovo compagno nella Bergamasca, tirandosi dietro la porta dell’appartamento e lasciando sola, all’interno, la bimba che aveva partorito 16 mesi fa. La Pifferi si trova attualmente in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione per avere lasciato morire di stenti la piccola Diana, trovata stesa in un lettino da campeggio, a fianco c’era il biberon, ma anche una boccetta di benzodiazepine semivuota che potrebbe essere stata utilizzata per stordire la bambina. Ma questo lo chiarirà l’autopsia sul piccolo corpo già disposta dal pm Francesco De Tommasi e anche l’analisi tossicologica sul biberon.

I vicini di casa raccontano di non aver sentito piangere la bambina, di non avere sentito alcun rumore provenire dall’appartamento da almeno una settimana, questo ha fatto pensare che la piccola fosse stata stordita con la droga. La Pifferi fino a qualche anno fa viveva in casa con la madre che l’aiutava economicamente, ha un ex marito che vive sempre nella stesso quartiere.

La donna, che non aveva un lavoro stabile, davanti al pm Francesco De Tommasi ha dichiarato di non sapere chi fosse il padre della piccola, e di avere scoperto la gravidanza solo quando ormai era già avanzata, al settimo mese. Durante l’interrogatorio davanti al pm la 37enne è apparsa "fredda", il pm esclude che fosse in cura per problemi psichiatrici legati a una depressione post partum, esclude che si fosse rivolta a un centro per ricevere un sostegno psicologico ed esclude che facesse uso di droga. "Non ha mai pianto" durante l’interrogatorio e di fronte al pm si è mostrata consapevole delle conseguenze del suo abbandono. Ha parlato della figlia quasi come di un peso, qualcosa di cui liberarsi, ma poi si è chiusa anche in silenzi pieni della paura di ammettere una volontà intermittente di non voler essere più madre.

La Pifferi aveva un matrimonio naufragato alle spalle, aveva conosciuto una persona di recente, un uomo residente a Leffe che lei aveva iniziato a frequentare. Da lui era andata lasciando a casa la bambina, ma gli aveva detto che la figlia era al mare con la zia. E quando, insieme, erano arrivati a Milano, lei non era entrata mai in casa. I vicini raccontano che la 37enne era un tipo molto schivo, socializzava poco anche con i vicini che la vedevano ogni tanto con la carrozzina, ma mai giocare con la bimba o prenderla in braccio.

Dopo il parto era cambiata molto. Aveva cominciato a vestirsi bene, dicono i vicini, era dimagrita, ci teneva tantissimo al suo aspetto. Forse quella bimba non voluta e da allevare senza un padre accanto era diventato un problema.

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